Trump alla Casa Bianca, parla Frediano Finucci
Trump cambierà davvero la politica americana o alla fine sarà come tutti gli altri?
Di certo una bella scossa gliela darà. Ha vinto, ha la maggioranza alla Camera, al Senato e se riesce a fare uno spoil system astuto senza irritare il partito potrebbe portare dalla sua parte anche chi siede nelle stanze dei bottoni dell’amministrazione, che poi è quello che conta per trasmettere le direttive dalla Casa Bianca sino alla periferia senza essere ostacolati. Bisogna vedere come sarà la sua squadra. Sarà fondamentale vedere invece la reazione dell’America che non lo tollera. Il paese appare diviso ma per davvero. Il New York times questa mattina pubblica un bell’articolo sulle difficoltà delle famiglie americane a relazionarsi con amici e parenti che hanno votato in maniera differente. Erano decenni che l’America non era così spaccata, manifestazioni, marce, proteste. Noi ci siamo abituati ad essere divisi, guelfi e ghibellini, fascisti e comunisti, sinistra e Berlusconi, ma quella sorta di religione laica nazionale che è il patriottismo americano imporrebbe a tutti gli Statunitensi di riconoscere il presidente eletto come il “loro”. Questo oggi non accade.
Quali ripercussioni potrebbero esserci per l’Italia anche in vista del referendum?
Bisogna distinguere eventuali effetti sul referendum dalla politica bilaterale con gli USA. Sul referendum non penso ci siano connessioni: nell’immediato la vittoria di Trump ha galvanizzato la Lega ma da qua a dire che questo porterà più elettori verso Salvini e che ciò si tradurrà il 4 dicembre in maggiori voti per il NO ce ne corre. Effetto spallata del tipo: dopo trump tutto è possibile? Mi sembra difficile: il referendum è una partita a sé tutta italiana. Ormai, giusto o sbagliato che sia, si gioca tutto sull’antipatia o meno dell’elettore verso Renzi esattamente come in passato accadde per Berlusconi, indipendentemente dal giudizio sul merito del referendum (peraltro molto difficile da dare anche per chi si sia studiato bene le carte). Sui rapporti Italia-Usa, sono talmente incardinati storicamente che non penso si possano annientare dall’oggi al domani. Qua poi bisogna essere sinceri: negli ultimi anni agli Usa l’unica cosa che interessava veramente dal governo italiano era avere il supporto di nostri soldati in zone calde (Iraq, Afghanistan): se Trump si ritira da questi scacchieri, questo nostro appeal viene meno per la Casa Bianca. Recentemente poi Obama aveva visto Renzi come un’interlocutore dopo la Brexit in seno all’Unione Europea in funzione anti austerity tedesca; ma a Trump l’Europa pare non interessi molto e quanto a Renzi, bè tifava per Hillary…
E per l’Europa a tuo avviso ci saranno novità. Nuovi approcci e cambiamenti di politica internazionale?
Con l’Europa, o meglio l’Unione Europea, siamo all’anno zero. Il combinato disposto Trump-Brexit resetta le regole del gioco e speriamo dia una svegliata al torpore che si respira da anni negli inconcludenti vertici europei. Forse ci potrà essere uno sviluppo per una difesa comune europea ma è dal secondo dopoguerra che gli europei ci provano. Forse se Francia Germania Italia e Spagna trovano con questo pretesto l’occasione per investire nel settore della difesa (droni, sicurezza) e creare occupazione questa potrebbe essere la volta buona. Temo però che l’Unione debba risolvere prima problemi più urgenti e grandi come l’immigrazione e le banche e qua Trump c’entra davvero poco. Casomai, se il nuovo presidente americano raffredda davvero la tensione con la Russia e vengono meno le sanzioni questo economicamente impatterà anche sull’Italia. Ma anche qua corriamo. La Partita tra Trump e Putin sarà davvero interessante da osservare.
Frediano Finucci
*capo della redazione economia/esteri de La7 e conduttore di Omnibus