Palazzi & potere

Ue-Usa: Tocci (IAI), ascoltiamo ciò che dicono, aspettiamo cosa fanno

Quello che non s’è capito della conferenza di Monaco

“Ascoltiamo quello che dicono, ma aspettiamo quello che fanno”. Il riferimento è agli Stati Uniti - più precisamente, agli emissari di Trump venuti in questi giorni a presentarsi all’Europa ed a tastarne il polso -. Nathalie Tocci, vice-direttrice dell’Istituto Affari Internazionali e special advisor dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini, era tra i partecipanti alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e ha ascoltato attentamente le parole pronunciate dagli ospiti americani al loro esordio nei nuovi ruoli: il vicepresidente di Trump, Mike Pence - poi volato a Bruxelles - il segretario alla Difesa James Mattis e il segretario alla sicurezza interna John Kelly. “Quello che dicono è chiaro: sosterremo l’Europa e la Nato. Bisogna vedere quali saranno i fatti”.

 

È finita l’era Obama, in cui la collaborazione con gli Stati Uniti si poteva dare per scontata. Oggi, l’Europa dev’essere più cauta, stare attenta a quanto le viene detto “e ancor di più al non detto”. Ad esempio, a Monaco “nessun membro dello staff di Trump ha parlato di Unione europea, nessuno l’ha menzionata nel proprio discorso. Come se per loro non fosse un’entità riconosciuta”, fa notare la Tocci. E poi deve imparare a leggere tra le righe, valutare quanto siano reali, e credibili, le intenzioni dichiarate. “Il discorso del vice Pence mi è sembrato costruito, artificiale. Più sentite le parole di Mattis, ma quanto il generale conti nell’amministrazione Trump non è ancora chiaro.”

 

È vero che, sulle intenzioni, molto resta da chiarire anche all’interno della stessa squadra Usa. Come ricorda la Tocci, l’amministrazione Trump è divisa in due anime: quella anti-establishment, rappresentata dal presidente e dal consigliere Steve Bannon, e quella apparentemente meno rivoluzionaria incarnata - fra gli altri - dai  tre di Monaco, Pence, Mattis e Kelly. “L’impressione, insomma, è che a livello ideologico e geostrategico a Washington regni il caos”.

 

La confusione è tale da fare tacere persino la Russia, che a Monaco si è limitata a guardare e ad ascoltare: “Il ministro degli Esteri Lavrov ha parlato molto poco. Del resto, l’amministrazione russa era rimasto agli elogi di Trump a Putin. A Monaco ha sentito una versione diversa”.

Un’intesa c’è stata con Angela Merkel, che al promemoria di Mattis sulla necessità di maggiori investimenti da parte europea, ha risposto che la Germania rafforzerà il suo contributo al bilancio Nato. “La reazione della Merkel mi ha colpito molto, l’ho trovata un atto di responsabilità”. Ma anche nelle parole tedesche, la Tocci fa notare come ci sia qualcosa di importante e di non detto: “Quello che i tedeschi omettono di rilevare è che la Germania, qualora arrivassero a spendere il 2% del Pil per la difesa, diventerebbero la quarta potenza militare mondiale, dopo Usa, Cina e Arabia Saudita e davanti alla Russia. Se Berlino farà davvero quello che dice (e di solito è così), sarà una rivoluzione nello scenario geostrategico mondiale, non solo transatlantico”.

Isabella Ciotti