Palazzi & potere

Università: tornare per cambiare

Massimo Micucci

Università: tornare per cambiare

Il ministro Manfredi ha dichiarato un’ottima intenzione: “tornare nelle Università a settembre”; in molte università, già si tengono sessioni di esame anche in presenza , ferme restando ferree misure sanitarie di garanzia. Lo stesso piano presentato dal gruppo presieduto da Vittorio Colao presenta un ampio capitolo (Schede dalla 75 alla 87) su Istruzione, Ricerca e Competenze.

Più difficile, ambizioso (e sacrosanto) l’obiettivo di aumentare il tasso di istruzione universitaria del nostro paese.

Sulla prima parte alla Link Campus University si sta passando dal progetto, definito Phygital Care, alla realizzazione di una Università intrinsecamente sicura ed insieme flessibile, anche nei servizi offerti, pronta a qualunque eventualità.

Come è emerso dalle rilevazioni dell’Osservatorio Proteo una delle paure dei “ragazzi del Covid-19” , riguarda il rischio che un parente o un amico si ammali.

Certo è che la Didattica a Distanza, implementata di corsa, ha lasciato una gran voglia di “socialità del sapere". Nel mezzo restano le incognite di ragazzi e genitori sulla “permanenza o la perdita della paura” e la possibilità di studiare in libertà e sicurezza. Di qui la scelta di un progetto su tre livelli:

1) Un’università in cui la presenza , e la socializzazione tra studenti e docenti siano intrinsecamente sicure ed accessibili (SafeLessons con meno di 25 studenti ) e tutte le garanzie interne ed esterne.

2 ) Una Università che non lasci indietro nessuno, grazie anche alla disponibilità costante di programmi di coaching, tutoraggio personalizzato e di strumenti di didattica a distanza . Un insegnamento SMART in Live Streaming e la possibilità di passare da una modalità all’altra attraverso il sistema Link Switch

3) Un’Università che, attraverso seminari, laboratori e tirocini favorisca l’ingresso, veloce e competente, degli studenti nel mercato del lavoro.Ma c'è un'altra sfida, che riguarda tutta l'alta formazione in Italia e dipende da chi deciderà: togliere la burocrazia, la chiusura, la separazione dall'esperienza di lavoro, realizzare un saper fare pluralistico e interdisciplinare, aprirsi al mondo e competere