Politica
Partito unico della nazione? Non si farà mai. Esiste già. Si chiama PD.
di Mariella Colonna
Pino Pisicchio, deputato, giornalista, scrittore e costituzionalista moroteo, ha attraversato indenne tre repubbliche. È stato sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico con il governo Amato (1992/93) e delle Infrastrutture con il governo Ciampi (1993/94). Attualmente è capogruppo alla Camera del Gruppo Misto che tra qualche giorno (dopo l’uscita definitiva di Raffaele Fitto da Forza Italia) diventerà la terza forza politica dopo il centrosinistra ed il M5S, conta 52 membri provenienti da tutti gli schieramenti rappresentati in Parlamento.
Alla domanda ‘si considera un raccoglitore?’ risponde con una metafora: ‘mi sento il portiere di un Grand’Hotel’. Dopo la sua ultima elezione ha ricevuto in regalo un piccolo dinosauro circondato da grilli (ninnolo da scrivania) perché è considerato un highlander della politica che dialoga con tutti. Financo con i grillini.
Come nasce l’idea del Partito unico della nazione?
Nel fiume carsico della politica italiana questa idea ha un’origine antica. È stata ciclicamente riproposta: da Pierferdinando Casini qualche anno fa. E di recente da parte di una vulgata non sufficientemente informata e sollecitata da istinti antiparlamentari che reclama la semplificazione politica. È su questo substrato che il Partito unico della nazione si colloca come un collettore che raccoglie tante anime.
Come si realizza?
Con una legge elettorale. E l’Italicum sembrerebbe muoversi in questa direzione se non fosse che il sistema politico italiano non è bipartitico.
Chi la sostiene?
Alla prossima competizione elettorale prevedo una emorragia di deputati verso il Pd renziano per effetto del cosiddetto ‘soccorso al vincitore’ di longanesiana memoria che svuoterà gli altri partiti e ingrosserà le fila del Partito democratico determinando un tale esubero che costringerà Renzi a falcidiare circa 200 parlamentari transumanti animati dall’unica idea di garantirsi un futuro.
Perciò il Partito unico della nazione non si farà mai?
Esatto. Il Pd continuerà a chiamarsi tale, per quanto riguarda i centristi riconosco la loro totale incapacità a ricoagularsi intorno ad una identità, la destra si trova nel reparto traumatologico. Alla luce di questa realtà perché il premier Renzi dovrebbe lavorare intorno a questo progetto? Non ci pensa affatto!
Perché glielo si sente dire spesso? È un tormentone che si ripropone di tanto in tanto solo per il gusto di dire alla nazione che ci pensano?
L’unica ipotesi che consentirebbe la nascita di uno spazio politico ‘altro’ vicino al Pd che potrebbe chiamarsi per esempio ‘Partito della Nazione’ o ‘Lista del Presidente’ esige la correzione dell’Italicum nel senso che il premio di maggioranza dovrebbe essere assegnato alla coalizione e non al partito.
Come reputa la classe dirigente insediatasi con l’ultima legislatura? Il mio ultimo libro ‘I Dilettanti’ lo spiega. Il premier Renzi ha la stoffa del fine politico?
È sicuramente un abilissimo comunicatore. È stato capace di dare una sferzata al torbido mondo della politica italiana incominciando dal Pd che accusava un certa vecchiezza e che andava ricondotto alle ragioni della modernità.
Cos’altro gli riconosce?
Il suo attivismo dimostra al Paese che ogni interstizio della vita sociale viene tenuto in considerazione. Non ho condiviso l’impianto della legge elettorale perché è un porcellum rivisitato. Non ho fatto salti di gioia per la riforma del Senato per la sua incerta missione.
La riforma della scuola?
È un errore chiamarla riforma perché non comprende contenuti che ne avvalorino la missione educativa come da me proposto alla fine degli anni Ottanta. Come ad esempio l’educazione civica. Come rendiamo cittadini i giovani di oggi se la scuola non glielo insegna abolendola come materia? Perciò quella attuale è - in sostanza - la stabilizzazione di una parte delle tribù dei precari.
Secondo lei Renzi è un uomo fortunato?
Renzi si sta avvantaggiando di una favorevole condizione che si deve a Mario Draghi ed i segni di ripresa economica che incominciamo ad intravvedere il giovane premier Renzi li sta tesaurizzando e spendendo abilmente come suoi risultati.
Quale rapporto lo lega a Matteo Renzi?
Ho un ottimo rapporto fatto di reciproca stima perché riconosce in me un uomo che non esercita lo sport dell’adulazione ma che con estrema franchezza e onestà intellettuale pubblicamente condivido o dissento su scelte e fatti.
(segreteria@mariellacolonna.com)