Politica

Pd: capigruppo, segreteria, guerra e diritti. Schlein è già in affanno

di Paola Alagia

Tra le nomine dei capigruppo e la nuova segreteria, Schlein cerca di non scontentare nessuno ma nel Pd c'è già malumore

Un avviso a Bonaccini, ma pure alla stessa Schlein, visto che “non è mai accaduto che un segretario rovesciasse il tavolo in maniera drastica e automatica. Neanche il Renzi prima maniera pretese la sostituzione di Speranza da capigruppo. E lo stesso Letta lasciò poi la scelta all’autonomia dei gruppi”.

L’inquilina del Nazareno, però, ha le sue grane da affrontare pure sul piano più strettamente politico. C’è, tanto per cominciare, il sempreverde tema della guerra in Ucraina. Domani e mercoledì, infatti, la premier Giorgia Meloni è attesa in Parlamento in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. Il Pd è alle prese con la stesura della sua risoluzione ma, per quanto voglia, Elly su questo terreno non può sconfessare il sostegno militare a Kiev.

Inevitabilmente, già sa di partire in difficoltà rispetto al partito di Conte. In ambienti dem raccontano ad Affari che l’orientamento sarà “spingere sul tema del sostegno alla popolazione. E’ chiaro che oggettivamente per il M5s il gioco è più facile – spiegano – ma anche lì, a volerla dire tutta, non mancheranno le furbizie. I Cinque stelle potranno insistere sul non concedere nuovi invii di armi, ma c’è da scommettere che il loro testo non conterrà la richiesta di ritiro del precedente decreto sulle armi”.

Che dire, infine, delle materie eticamente sensibili? E’ un fronte sul quale la segretaria dem non ha intenzione di fare sconti a nessuno - la piazza di sabato a Milano per i diritti ai figli di genitori Lgbt, d’altronde, ne è stata la prova -, ma su cui al tempo stesso non trova davanti a sé un’autostrada spianata. Un conto sono le promesse della segretaria tra la gente e un altro, infatti, sarà portare a casa risultati concreti. I cattolici del Pd, non a caso, hanno già fatto trapelare il proprio malumore. Con tanto di semaforo rosso rispetto a questioni quali maternità surrogata e utero in affitto.

In realtà non è solo o, per lo meno, non è tanto questo il punto, come spiega ad Affari il senatore della minoranza dem e un tempo esponente della corrente di Base riformista, Enrico Borghi: “Non ridurrei la questione ad una anacronistica divisione tra laici e cattolici. Qui siamo di fronte a un tema di approccio antropologico che riguarda i confini dell’etica e della bioetica, in un’era in cui la tecnologia ha già di fatto sdoganato l’eugenetica. Un tema – rimarca - rispetto al quale occorre grande capacità di ascolto reciproco e assenza di dogmaticità. E’ una questione di metodo che vale anche tra le forze politiche perché un bipolarismo muscolare su temi profondi e delicati è quanto di più sbagliato per trovare delle soluzioni”.