Politica
Pd: capigruppo, segreteria, guerra e diritti. Schlein è già in affanno
Tra le nomine dei capigruppo e la nuova segreteria, Schlein cerca di non scontentare nessuno ma nel Pd c'è già malumore
Una linea di pensiero niente affatto isolata dalle parti della maggioranza dem che spinge per intestarsi le presidenze dei deputati e senatori democratici, lasciando, con Brando Benifei, il capogruppo al Parlamento europeo all’area Bonaccini. I nomi in pole, si sa, sarebbero Francesco Boccia per la guida del gruppo al Senato e Chiara Braga o Beppe Provenzano per quello alla Camera. Non è escluso, però, che la spunti qualche bonacciniano (si rincorrono i nomi di Alessandro Alfieri, che è stato portavoce della corrente Base riformista, o di Graziano Delrio per Palazzo Madama e di Simona Bonafè per Montecitorio).
La decisione finale spetta a Schlein. Una cosa è certa, però: qualunque essa sia, rischia di lasciare sul campo numerosi scontenti. Il fronte della minoranza, infatti, segue con attenzione la vicenda e la considera anche una sorta di test sulla leadership di Bonaccini: “Se non chiude un pacchetto in cui ci sia un equilibrio complessivo non solo nel partito, ma pure nel rapporto coi gruppi – si sfoga un parlamentare dietro garanzia di anonimato – è chiaro che potrebbero esserci problemi. Mettiamola così: è un passo importante, ragione per cui c’è un’attenzione che non è ancora tensione, ma potrebbe diventare tale”.