Politica

Roma, Pd al 20 per cento. M5S nettamente primo partito. I numeri


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


E' stato davvero lo scontrini-gate a spingere Matteo Renzi sull'acceleratore delle dimissioni di Ignazio Marino? L'ultima bufera in ordine di tempo sul sindaco dem di Roma, che ha convinto anche Matteo Orfini, il suo sponsor numero al Nazareno, a mollarlo è soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il premier è convinto che in Italia il vento stia cambiando, che la ripresa ormai sia in atto e che il Pd a questo punto possa davvero tornare verso quota 40 per cento delle elezioni europee. Però la zavorra Roma e il caso Marino rischiavano di appannare l'immagine del presidente del Consiglio. La fine della crisi economica (tutta da verificare) e il nuovo taglio delle tasse annunciato per il 2016 sono - nelle intenzioni di Renzi - le cartucce da sparare durante la campagna elettorale per le prossime Amministrative di primavera. E l'ingombrante Marino ormai era una sorta di palla al piede che metteva a rischio il progetto del premier-segretario.

A convincere Renzi a mandare a casa il sindaco della Capitale, in realtà, sono stati gli ultimissimi sondaggi interni al Pd sul voto di lista a Roma. Risultati sorprendenti e molto negativi per i Democratici. Il Pd, stando ai dati dello scorso weekend, si attesterebbe intorno al 20% dei consensi, con il Movimento 5 Stelle nettamente primo partito di Roma intorno al 32,5%. Non solo. Da segnalare anche il probabile successo di NoiConSalvini, costola leghista del Centro-Sud, che otterrebbe addirittura il 16-17% (molto forte in particolare nei quartieri popolari). Forza Italia, stando a questa rivelazione, sarebbe intorno al 10%, tallonata da Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni (7-8%). Il Centrodestra complessivamente si attesterebbe quindi tra il 33,5 e il 34,5%. Il Pd, al momento, sarebbe comunque fuori dal secondo turno, sia se scegliesse di allearsi con la sinistra radicale (6-7%) sia se optasse per un'intesa con i centristi di Alfano (anche loro in forte calo al 2-3%). Renzi, visti questi numeri "agghiaccianti", avrebbe deciso di staccare la spina a Marino prima che sia troppo tardi e prima che il terremoto politico-elettorale di Roma metta in serio pericolo la difficile risalita del Partito Democratico nelle intenzioni di voto nazionali.