Politica

Pd, Emiliano protagonista dell'assemblea

Pd: dalla mediazione alla scissione ufficiale

di MONICA SETTA 

È stato l'uomo di D'Alema e poi l'antidalemiano per eccellenza. Ha guidato la rivolta anti Renzi ma al momento opportuno, quando era prevedibile che gli si dovesse infliggere il colpo mortale,  si è tirato indietro. Per poco, a dire il vero perché al calar della notte Michele Emiliano ha firmato l' addio al Pd. 
Non c'è dubbio comunque  che sia proprio lui Emiliano il governatore della Puglia, uno degli antagonisti più fieri di Matteo Renzi fin dalla primissima ora, il protagonista assoluto dell'assemblea Pd che si è svolta oggi nei lussuosi saloni del Parco dei principi di Roma. 
Sul palco della Sala Fernandes (900 posti a sedere per 20mila euro dalle 9 alle 18 più le spese extra che salgono a quota 60) Emiliano ha evitato -fosse solo fino alle 17-che venisse pronunciata la famosa frase di Achille Occhetto alla fine della storica riunione di segreteria del 13 novembre 1989 da cui prenderà avvio la svolta che porterà al superamento del Pci e alla nascita del Pds : "È chiaro che non torniamo più indietro". Con la mediazione di Michele che si affida a Renzi per scongiurare la spaccatura di questo "meraviglioso partito" fatto di "meravigliosa gente" la scissione così tanto evocata oggi negli eleganti saloni del cinque stelle affacciato sul verde di Villa Borghese rimane -per adesso- sospesa per 70 minuti. Quasi una nebulosa che non aggiunge nè sottrae lasciando tutto come è oppure come dovrebbe essere.È il dietro front di Emiliano che sommato agli accorati sforzi all'unità di Piero Fassino e Walter Veltroni coagula un grumo di resilienza alla diaspora. 
In realtà, la scissione è già pronta per cena o per essere annunciata nei tg delle 20. "Ci abbiamo provato con tutte le nostre forze ma non ci siamo riusciti" dice il governatore della Puglia che con Rossi e Speranza sancisce il divorzio. La lunghissima giornata si conclude così con Emiliano che lascia l'assemblea a braccetto con i musicisti satirici e forse vede per un aperitivo J-Ax il rapper che ieri lo aveva invitato a non mollare scrivendogli su Twitter "Sei forte, tu spacchi". Insomma, nel bene e nel male,  con Michele si dovranno fare i conti politici perché è evidente che il capo della nuova compagine sarà lui. Lui che è in testa alle classifiche di popolarità  (quasi 70 per cento contro il 13/15 di D'Alema) e che, malgrado la "stazza", pare più sexy -sempre stando ad un sondaggio su 1000 donne di età compresa fra i 15 e i 62 anni- del barese Riccardo Scamarcio. Merito di una fidanzata bella giovane e assai capace nella comunicazione come Elena Laterza che è riuscita a trasformare un onesto magistrato di ferro nel potenziale futuro premier del centro sinistra. Dunque, la parola passa alla direzione di martedì dove verrà fissata la data ufficiale del congresso. Vediamo ora fra retroscena vari quali sono gli scenari possibili per il Pd.

Emiliano anti scissione per amore del Pd o dopo la cena con Berlusconi?

L' interpretazione dei vari volti di Emiliano ha spiazzato ieri l'assemblea piddina. Prima l'attacco a Renzi ("Chiedo scusa per averlo sostenuto") quindi la richiesta al segretario dimissionario di andare avanti evitando la spaccatura,  infine -dopo il silenzio renziano - la nota ufficiale del divorzio con Rossi e Speranza. Chi è davvero il governatore della Puglia? 
"Mah, l'idea è che Emiliano abbia solo fatto ridere" taglia corto Giorgio Merlo "quando parlava sembrava che fosse un sosia lì sul palco. Non si capisce il senso di questo "aggiustamento" ma di sicuro Renzi non ha risposto. Dal silenzio di Matteo era chiaro che si andava verso la scissione". Non è  un caso che Renzi- il quale pure avrebbe potuto apprezzare la fatica del governatore nella mediazione- abbia deciso di lasciar cadere l'invito al dialogo. Come da programma, Matteo,  dicono i suoi, non prevede interventi ulteriori. Insomma, la verità è che l'ex premier delle avances tattiche di gente che non appartiene al suo entourage, non si fida. Renzi vuole andare al congresso al massimo i primi di maggio (decide la commissione di garanzia che viene nominata in direzione Pd martedi) perché adesso ha i numeri per riconquistare tutto. Loro, i "marpioni" della vecchia guardia vorrebbero tirarla per le lunghe fino ad ottobre con la scusa del bene comune, dello spirito di unità nazionale. "Non solo mi feriscono ma vorrebbero spararmi per vedermi morto" ha confidato il segretario dimissionario "mi logorano così hanno tempo e modo per dirmi che non mi devo ricandidare. Ma io non ci casco mica son grullo".  Emiliano, avvicinato nella ressa di fotografi e tv da Affaritaliani.it difende il suo tentativo di mediazione come una cosa autentica, soprattutto sentita. A noi confessa di "soffrire da matti" per questa situazione. "Oramai è fatta ma la sola ipotesi di essere il responsabile unico della "scissione" mi faceva andare nel panico", annota. Chi lo conosce bene-anche dal punto di vista privato- ci crede. L'uomo è tosto, ambizioso, giustizialista, appassionato eppure non scevro da una certa fisiologica "vigliaccheria". Ama le soluzioni condivise, accetta di fare da "testa di corno" per infilzare il nemico ma quando si tratta di sferrare il colpo finale preferirebbe, da uomo veramente democratico e di sinistra, andare "alla conta". Decide democraticamente la base che poi dà mandato a chi è deputato alla "risoluzione finale". In questo modo, Michele non ha niente da rimproverare a se stesso. Se solo Renzi avesse fatto un cenno dopo la sua scialuppa di salvataggio lanciata alla fine della giornata di assemblea, dicono i suoi, forse il partito sarebbe ancora unito. In fondo è stato Matteo a non raccogliere. Emiliano a questo punto è andato semplicemente per la sua strada.   Ieri sera il governatore avrebbe visto a cena Berlusconi. L'ex Cavaliere ha bisogno di poco ma è pronto per il voto.  Deve sistemare alcuni affari delle sue aziende e poi scenderà in campo. Avere Michele come competitor -segnatevi questa dritta-non gli dispiacerebbe. Succederà?

Fassino commuove la Turco

Al Parco dei principi non ci sono nè D'Alema né la dalemiana Livia Turco che ricevette la prima tessera del Pci Pc a Torino da Piero Fassino. La commozione dei big -quando calato il sipario sulla kermesse la fine è nota-non si nasconde. Walter Veltroni è teso e fa quasi tenerezza. Fassino l'ultimo segretario dei Ds che prese in mano il partito a Pesaro nel 2001 in stato quasi fallimentare e lo riportò alla vittoria parla con tono accorato, come di un altro grandissimo amore che se ne va. Livia Turco che sulla scissione non dice ancora una parola confessa ad Affaritaliani.it di essere rimasta turbata e commossa da quel discorso. Fassino, secondo lei, interpreta con emoZione il "sentiment" della base. La base, appunto. La gente del Pd che ha a cuore solo ideologia e valori che cosa penserà di questa ennesima pantomima? Capirà davvero il senso profondo della scissione o penserà che sia stata una operazione di potere e sceglierà perciò di vorate Grillo?