Politica
Pd, quale futuro? Alleandosi con il M5s tradirebbe la "borghesia benpensante"
Un articolo di Angelo Panebianco (leggibile qui) mi ha messo nell’incresciosa posizione di difensore del Partito Democratico. Dovevo dunque vedere anche questa, in vecchiaia.
Sostiene l’illustre professore che, secondo quanto annunciano oggi i sondaggi, le prossime elezioni politiche dovrebbero essere vinte dal centrodestra, e con largo margine. In questo senso il governo Conte 2, nato con il programma di sbarrare la strada al centrodestra, avrebbe completamente fallito la missione.
Ma questo pone il serio problema del futuro del Partito Democratico. Secondo Panebianco il Pd – nella sua componente maggioritaria – ha tendenza a sposare ciò che resta del M5S, costituendo così quasi l’unica voce dell’opposizione. Purtroppo, ciò facendo, ritroverebbe la sua anima populista, giustizialista e statalista. Perfino la “cinghia di trasmissione” con i sindacati. Cosicché si metterebbe contro la parte più produttiva del Paese e rischierebbe di rimanere all’opposizione a tempo indefinito.
Essendo io un insalvabile anticomunista dovrei essere contento di queste prospetive. Ma non mi riesce. Il Pci era infinitamente più nocivo del Pd, ma anche infinitamente più abile. Avrebbe subito capito che non è mai salutare allearsi con dei perdenti. Innanzi tutto perché apportano una dote troppo scarsa, e poi perché, come si dice, i terzi potrebbero non vedere la differenza. Infine, sposando le tesi della “vecchia sinistra” (stavo per dire dei “trinariciuti”, ma rischiavo di non farmi capire) il Pd mostrerebbe di non avere capito il vento della storia. Se il M5S si è sfaldato è stato non solo perché non aveva idee, ma perché le poche idee che ha mostrato di avere erano quelle dei “comunisti di base”. Quelli in ritardo di circa un secolo.
Il Pd che si crede erede del partito di difensore del proletariato non si è accorto che il proletariato non c’è più. Se è potuto entrare nel governo Draghi non è stato per paura delle elezioni (che comunque le previsioni davano per perse) ma perché i valori che quel governo difenderà sono anche i suoi. Impegnato da sempre nel tentativo di assassinare i fratelli socialisti, il Pd non si è accorto di essere diventato esso stesso socialista. E all’acqua di rose per giunta. Oggi è il partito della borghesia benpensante (non soltanto con automobile e colf, ma spesso con seconda casa), degli intellettuali con la puzza sotto il naso, degli operai supergarantiti e non dei disoccupati. Dell’establishment più panciafichista. Che ci farebbe con gli scappati di casa ormai senza fissa dimora di un Movimento con la “V” troppo grande?
Il Pd ha un futuro perché la sinistra, essendo il partito dell’ideale e del sogno, è eterna come sono eterni gli ideali e i sogni. Svaniti i tentativi violenti e millenaristici – quelli che hanno affamato e insanguinato la Russia per settant’anni - rimane lo stesso la tendenza a fabbricarsi una “buona coscienza” con qualche giaculatoria buonista e qualche provvedimento che, pur essendo demenziale, non costi troppo. Il Pd dovrebbe chiamarsi Psd, Partito Social-Democratico. Socialdemocratico come era Saragat, e come era tanta parte della sinistra europea quando ancora noi italiani ci attardavamo a sognare i baffi di Stalin e la rivoluzione comunista.
Se invece vogliono affondare insieme con i 5 Stelle, si accomodino. C’è chi muore in battaglia, c’è chi muore di malattia ma di tanto in tanto qualcuno muore di stupidità.
*giannipardo1@gmail.com