Politica
Pd, 'tregua armata' sull'Europa. Un punto per Schlein, ma sulle Regionali può davvero saltare
Il dietro le quinte in casa Dem dopo la ritrovata unità

Nuove spaccature sui referendum della Cgil a giugno e poi le Regionali con il nodo Campania (e non solo)
"Il piano Rearm Europe di Ursula von der Leyen va modificato radicalmente". Alla fine è passata la linea della segretaria Elly Schlein e il Partito Democratico in Senato ieri e alla Camera oggi si ricompatta dopo una lunga mediazione interna con il via libera ad alcune, marginali, modifiche chieste alla risoluzione da parte della minoranza interna per distinguersi dalla posizione ultra-pacifista del Movimento 5 Stelle. D'altronde, dopo la clamorosa spaccatura al Parlamento europeo e di fronte alla maggioranza di Centrodestra (apparentemente) unita e compatta, i Dem non potevano certo permettersi un'altra clamorosa frattura. Pena il disorientamento di iscritti ed elettori.
Ma soprattutto - spiegano fonti del Pd - in caso di 'rivolta' della minoranza moderata e liberale Schlein avrebbe potuto convocare d'urgenza gli organi ufficiali del partito, non solo la direzione nazionale ma anche l'assemblea, per chiedere una forte e chiara riconferma della sua leadership palesando così la supremazia di cui attualmente gode nel partito. Ma la minoranza certo non starà a guardare e prepara già le prossime mosse. Paolo Gentiloni resta il candidato alla presidenza del Consiglio ideale per molti esponenti Dem, stando almeno a quanto raccontano a microfono spento. L'unico in grado davvero di provare a tenere insieme tutte le opposizione e competere con il Centrodestra e Giorgia Meloni.
Il fronte per ora soltanto in ritirata, come in una sorta di tregua armata, è composto da big del calibro di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa molto vicino alla Nato, da Romano Prodi, padre dell'Ulivo, da Stefano Bonaccini, presidente del Pd che a Strasburgo ha votato a favore di Ursula rompendo una sorta di patto tacito con la segretaria, Piero Fassino, ultimo segretario dei Ds, Pina Picierno, noto volto televisivo, ed esponenti riformisti della segreteria come Alessandro Alfieri, responsabile riforme e Pnrr.
Ancora da decifrare e da capire che cosa farà Dario Franceschini, al quale non sono rimaste molte truppe, ma che è sempre stato determinante per gli equilibri interni. Ora le tensioni principali, politica estera a parte, si sposteranno sui referendum sul lavoro della Cgil di giugno perché se Schlein e i suoi fedelissimi stanno con Landini, in molti dell'area riformista del Pd hanno già dichiarato che non andranno ai seggi e non voteranno contro una legge - il Jobs Act - fatta proprio dal Pd, anche se ai tempi guidato da Matteo Renzi. Ma la vera sfida per Schlein saranno le elezioni regionali che ancora non si sa se saranno in autunno o all'inizio del 2026. Il Pd dà per scontata la riconferma della Toscana e punta a tenere anche la Puglia con l'ex sindaco di Bari e presidente dell'Anci Antonio Decaro.
Non solo, l'obiettivo è anche quello di conquistare le Marche con Matteo Ricci, attualmente a guida Fratelli d'Italia con Francesco Acquaroli (un modo per riprendersi tutto il centro Italia dopo la riconquista dell'Umbria). Il vero nodo è la Campania. Anche se la Corte Costituzionale, come è molto probabile, dovesse bocciare la legge regionale di Vincenzo De Luca sul terzo mandato, è praticamente certo che il Governatore uscente candiderà un suo fedelissimo con una miriade di liste civiche e lui stesso in corsa per il consiglio regionale.
E qui la probabilità di sconfitta, con la quasi certa candidatura ufficiale del Centrosinistra di Roberto Fico (ex presidente della Camera del M5S), sarebbe già un colpo non facile da incassare per la segretaria Dem. Ma comunque potrebbe andare avanti incolpando la scissione di De Luca. Anche se per la Campania c'è anche un'altra ipotesi, secondaria ma che non si può escludere, e cioè che De Luca resti nel Pd, faccia l'accordo facendo vincere il Centrosinistra (con Fico quasi certamente) per poi puntare lui stesso alla segreteria nazionale prima delle elezioni politiche sognando Palazzo Chigi.
Comunque vada in Campania, se a causa delle divisioni interne, di mancati accordi o di qualsiasi altro motivo, il Pd non dovesse tenere la presidenza della Puglia e fallire la riconquista delle Marche a quel punto scatterebbe il piano per far saltare Schlein. Non a caso molti segretari Dem proprio sulle elezioni regionali si sono dimessi. Inseguire il M5S (che alle Amministrative vale ben poco) o cercare intesa al centro? O provare a mettere insieme (quasi impossibile)? Scelte difficili dalle quali dipenderà l'esito delle Regionali e il futuro della guida del Nazareno.
Se Schlein va sotto e perde immediata sarebbe la richiesta della convocazione dell'assemblea nazionale per chiedere un nuovo congresso e nuove primarie con, c'è da scommetterci, Gentiloni candidato alla segreteria e poi a Palazzo Chigi sostenuto a quel punto non solo da moderati e riformisti e da Prodi ma anche da Franceschini, che aspetta proprio le Regionali per capire dove e come schierarsi. Insomma, tregua armata sul voto in Parlamento.
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