Politica
Pd, Zingaretti vara la svolta: alleanza con il M5S e segreteria azzerata
Pd, chi entra nella segreteria il 3 novembre (i nomi). Al via la fase congressuale del Partito Democratico
Azzeramento degli incarichi in segreteria. Ecco il punto chiave della Direzione Nazionale di oggi pomeriggio del Partito Democratico, a parte il resoconto del lavoro di Maurizio Martina sulla riforma dello statuto (leggi l'intervista di qualche giorno fa all'ex segretario). Nicola Zingaretti, dopo la scissione di Matteo Renzi e dei renziani e la nascita di Italia Viva, ha deciso di imprimere una svolta al Nazareno.
Come cambia il Pd dopo la scissione renziana: il progetto di Zingaretti
L'azzeramento di tutti gli incarichi in segreteria - secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di anticipare - è propedeutico all'ingresso nell'organo esecutivo del Pd, probabilmente il 3 novembre, anche dell'area Base Riformista (Lorenzo Guerini, Luca Lotti, Andrea Marcucci, Emanuele Fiano, Andrea Romano e altri) finora rimasta fuori. In questo momento al vertice dem saranno rappresentate tutte le anime tranne quella dell'ex presidente Matteo Orfini, che mantiene una posizione abbastanza critica. Zingaretti, inoltre, annuncerà anche l'avvio di una fase congressuale (l'assise dovrebbe tenersi nel 2020) anche se ancora non è chiaro se il congresso sarà chiamato anche a eleggere il segretario o soltanto a discutere con la presentazione di diverse mozioni.
Altro punto chiave della relazione del presidente della Regione Lazio è l'apertura di una verifica interna per una possibile alleanza strategia con il Movimento 5 Stelle. L'Umbria viene considerata un esperimento da ripetere magari in altri regioni (e le amministrazioni chiamate al voto da qui ai prossimi mesi sono numerose da Nord a Sud) ma la vera polpa è la svolta verso un nuovo Centrosinistra che preveda un'alleanza stretta e organica tra Pd e 5 Stelle e non solo un patto civico come per le Regionali del 27 ottobre.
Zingaretti non dirà che vuole oggi un accordo ma avvierà un dibattito interno per verificare se ci sono le condizioni per strutturare una coalizione anti-Salvini con Luigi Di Maio. D'altronde anche l'ex renziano Marcucci, rimasto poi nel Partito Democratico, qualche giorno fa alla domanda su un'alleanza solida con il M5S ha risposto "mai dire mai".