Penati, e ora la corsa per Palazzo Marino - Affaritaliani.it

Politica

Penati, e ora la corsa per Palazzo Marino

di Pietro Mancini

Filippo Penati, l'ex presidente della Provincia di Milano, assolto per il cosiddetto "sistema Sesto San Giovanni" dalle accuse di corruzione e finanziamento illecito del partito, ha esultato: "È finita un’ingiustizia lunga 4 anni”. L'ex braccio destro di Bersani ha trovato un giudice, sereno, non a Berlino, ma a Monza. I giudici di quel tribunale, presieduti da don Giuseppe Airò, hanno, infatti, assolto gli 11 imputati o perché il fatto non sussiste o perché non costituisce reato, sia con formula piena sia con la vecchia formula dubitativa. Inoltre, hanno dichiarato non doversi procedere, per prescrizione, per i reati di concussione, che riguardavano le presunte tangentone sulle ex aree Falck e Marelli, e cioè il cuore dell’indagine per il quale, peraltro, sono stati siglati anche patteggiamenti. Non si può non prendere atto, con piacere, dell’assoluzione di Filippo Penati, che ha recuperato, pienamente, la sua onorabilità, personale e politica, dopo un iter troppo lungo. C'è chi, come il vignettista de "Il Foglio", Vincino, lo ha proposto come candidato a Sindaco di Milano.

L’assoluzione di Penati è, certamente, una lezione, severa, per i moralisti, i professionisti della cultura del sospetto, per i manettari e per quanti, a destra e a sinistra, hanno messo in moto la macchina del fango. All'ex amministratore lombardo va rivolto un elogio per aver dimostrato dignità e coerenza. Nessun "scilipotismo", da parte sua, a differenza di altri imputati che, scaricati dal PD, come il deputato di Messina, han bussato al villone di Arcore per riciclarsi. Da una prima analisi si evince che le toghe hanno commesso, anche con l'ex dirigente del PD pre-Renzi, l'errore di appioppare responsabilità penali ai fautori di tesi non collimanti, sul piano politico, con quelle più gradite ai magistrati. In particolare, Penati fu attaccato per il "disegno consociativo", di cui fu fautore nella "Lombardia felix", governata da don Roberto Formigoni.

E finì sulla graticola delle aspre critiche dei media e degli avversari per i compromessi con un’imprenditoria legata piuttosto alla rendita che all’innovazione. Altri imputati, politici e non, hanno dovuto attendere, nelle celle, le conclusioni di ancora più lunghe e dolorose vicende giudiziarie. In un Paese normale, le inchieste e i processi non dovrebbero dividere gli schieramenti tra i "fans" degli indagati e quelli dei magistrati. Ieri gli amici di Penati, vicino all'ex segretario del PD, Bersani, hanno applaudito, a lungo, la sentenza. Sono auspicabili atteggiamenti, da parte di tutti, più composti, specie quando viene limitata la libertà personale. E i leader dei partiti non siano garantisti a corrente alternata, a seconda delle convenienze, politiche, del momento.