Politica
Primo maggio fra i più amari di sempre. Milioni non garantiti da nessuno

Sappiamo bene da dove siamo partiti ma non abbiamo nessuna idea né dove stiamo andando, né tanto meno dove arriveremo. Si naviga a vista
La potenza di quel fermo immagine stride con la fragilità del nostro presente. E questo 1° maggio è fra i più amari di sempre: qualche milione di italiani non è garantito da nessuno; molti, e non solo giovani, sono senza lavoro o l’hanno perso. I tre anni di pandemia hanno amplificato le incertezze, eroso le tutele e acuito le disuguaglianze. E le previsioni a breve sono tutt’altro che rosee.
Occorre riflettere sul cambio di paradigma incontro al quale stiamo andando, e con il quale siamo chiamati a misurarci. È necessario un cambio di passo, una presa di coscienza, una conversione, per dirla con le parole del Papa, soprattutto da parte della classe dirigente e di chi riveste ruoli di governo e di comando. È chiaro a tutti che non si può più continuare a ragione solo in termini di crescita economica illimitata in un mondo di risorse limitate. Viviamo in una società alle dipendenze dell’economia, quando in realtà dovrebbe essere il contrario: l’economia dovrebbe essere al servizio della società.
La vera sfida, in un mondo sempre più squilibrato, che vede il 10% di popolazione più ricca del pianeta possedere il 76% della ricchezza e il 52% del reddito, mentre il 50% più povero possiede solo il 2% della ricchezza e l'8% del reddito – è passare da una società dei consumi a una società dell’equa distribuzione delle risorse. Dall’economia della crescita all’economia del benessere, con al centro le persone, il lavoro e l’ambiente.
Sappiamo bene da dove siamo partiti ma non abbiamo nessuna idea né dove stiamo andando, né tanto meno dove arriveremo. Si naviga a vista. La differenza la faranno i punti di riferimento che sceglieremo per proseguire il viaggio.
Da quelli, e solo da quelli, dipenderà il nostro futuro e quello del mondo che verrà.