Politica

Qatargate: chi è il pm Michel Claise che indaga sullo scandalo tangenti

66 anni, massone, giallista ed esperto nei reati economici: un "osso duro" contro la criminalità dei colletti bianchi

Qatargate: Michel Claise, il pm giallista specializzato in criminalità finanziaria


Michel Claise, il magistrato che con la sua inchiesta sulla sospetta corruzione ad opera del Qatar sta facendo tremare la 'Bulle' europea a Bruxelles, è un personaggio molto noto in Belgio. Discretamente mediatico, non lesina interviste ai giornali, ma è molto conosciuto, e apprezzato, anche come prolifico scrittore di gialli: ne ha pubblicati una quindicina. Uno degli ultimi titoli, "Crime d'Initiés", inizia in un ristorante di Trastevere e traccia una trama criminale che si dipana tra Roma e Anversa, svelata grazie alla collaborazione tra la Guardia di Finanza e la Polizia belga. 

Ora il filo rosso del Qatargate si dipana tra Bruxelles e Milano, da dove proviene Antonio Panzeri, già segretario della Camera del Lavoro, sospettato di essere il 'mazziere' di una rete di corruttela mirata a influenzare il Parlamento Europeo, ma l'ambientazione scelta dal pm giallista denota comunque una buona conoscenza del nostro Paese. Claise ha 66 anni: è massone, riporta Le Vif, dagli anni Ottanta, perché, dice, lo aiuta nella "riflessione interiore". Inoltre trova che gli incontri in Loggia siano "arricchenti". In Belgio l'appartenenza alla Massoneria è molto comune e non è connotata negativamente nella narrazione pubblica come in Italia. Nato nel 1956, annus mirabilis della storia contemporanea, è un belga a 24 carati: il padre era dell'Hainaut francofono, la madre del Brabante fiammingo. 

Abbandonato dal padre quando era piccolo, è cresciuto con i nonni, salumieri. Allevato alla 'scuola della vita', ha fatto le superiori ad Anderlecht, un comune molto popolare di Bruxelles Capitale, e si è laureato alla Vub, la Vrije Universiteit Brussel, di lingua fiamminga. Per molti anni ha fatto l'avvocato, per poi passare dall'altra parte e diventare magistrato. Al Parquet, la Procura, si è specializzato in crimini finanziari: è la sua passione e le ha dedicato anche un saggio, tuttora reperibile su Amazon, "Essai sur la criminalité financière". Sottotitolo: "Le Club des Cassandre", il club delle Cassandre.

In un recente dibattito sulla tv belga Rtbf, Claise ha duettato con il primo ministro Alexander De Croo, il quale sosteneva che per parlare di "corruzione" bisogna avere le "prove". Claise gli ha risposto senza alcuna remora: "L'ultimo rapporto della cellula di trattamento delle informazioni finanziarie attesta cifre astronomiche riciclate dalle organizzazioni criminali (...) ci sono 25 dossier aperti per corruzione a livello di polizia. C'è davvero ancora bisogno di provarlo?". E all'intervistatore che gli chiede: "Ma quindi il primo ministro non ne è al corrente?", lui replica lapidario: "Se non ne è al corrente, è ancora più grave". 

Dopodiché ha accusato il governo di mandare i magistrati in guerra contro le organizzazioni criminali con le "catapulte". Insomma, un magistrato non avvezzo a lisciare il pelo ai politici: sa il fatto suo, conosce la legge a menadito, da entrambi i lati, e non ha paura di scontrarsi con i potenti. "Non mi sento uno sceriffo", ha dichiarato a Le Soir, ma in Belgio è diventato famoso anche per un'inchiesta condotta nel 2014 su Hsbc, colosso bancario britannico, per riciclaggio. 

Nello stesso dibattito su Rtbf, Claise ha ricordato a De Croo, il primo ministro, che il Belgio ha eseguito "una sola" delle 22 raccomandazioni del Greco, il Gruppo degli Stati contro la corruzione. Al che l'intervistatore gi ha chiesto: "E come se lo spiega?". E lui, abrasivo: "Forse dovrebbe chiedere a De Croo che cosa ne pensa. Ammesso,  beninteso, che ne sia al corrente". Insomma, Antonio Panzeri, Eva Kaili e gli altri sono finiti nella rete di un osso duro. Che non ha alcuna paura di andare contro i potenti, armato della forza della legge (e dell'appoggio dell'opinione pubblica). E , soprattutto, che sa bene come seguire i tortuosi percorsi che talora fanno i soldi, non solo sequestrare il contante a sacchi. Sarà per questo che in questo scorcio di dicembre nella 'Bulle' si percepisce un'insolita agitazione.