Politica

Quirinale, Amato fuori gioco. Sarà presidente della Consulta. Esclusivo

Quirinale, verso il derby Cartabia-Casini

Salvini e Letta, anche se non lo dicono, preferirebbero che Draghi restasse a Palazzo Chigi

 

Si assottiglia il numero di candidati al Quirinale. E' di oggi la notizia che iIl plenum del Cpga, l'organo di governo autonomo della magistratura amministrativa, ha designato all'unanimità il presidente aggiunto Franco Frattini a presidente del Consiglio di Stato. L'ex ministro degli Esteri esce quindi dalla rosa del Quirinale. Ma la vera notizia bomba, che Affaritaliani.it è in grado di anticipare, è che salvo colpi di scena il prossimo 28 gennaio, venerdì, Giuliano Amato verrà nominato presidente della Corte Costituzionale.

E così, salvo cambiamenti dell'ultima ora, anche il Dottor Sottile esce dai papabili per il Colle. Una notizia molto importante e rilevante destinata a modificare gli scenari della partita dell'elezione del presidente della Repubblica. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, obtorto collo, devono dimostrarsi uniti e coesi al fianco di Silvio Berlusconi. Ma, fonti qualificate, spiegano che dopo le prime tre votazioni che probabilmente andranno a vuoto, alla quarta (quando il quorum scenderà a 505) l'ex Cavaliere prenderà atto di non avere i numeri, pur avendo ottenuto un discreto risultato attorno a quota 440.

Fonti del Partito Democratico escludo categoricamente che il Centrosinistra possa appoggiare un Capo dello Stato di Centrodestra e, di conseguenza, perdono quota le candidature di Letizia Moratti, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Marcello Pera. C'è poi il capitolo Mario Draghi. Fonti sia di lega del Partito Democratico rilevano come Salvini e Letta preferirebbero che restasse a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura. Salvini, in caso di nuovo premier e nuovo governo, avanzerebbe la richiesta di andare al Viminale come ministro dell'Interno, ottenendo il no secco dei Dem.

Mentre per Letta il problema sarebbe trovare la quadra, difficilmente raggiunta da Draghi, con le tre correnti interne che risalgono all'epoca di Nicola Zingaretti e che nell'attuale esecutivo sono plasticamente visibili con i tre ministri dem: Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e Andrea Orlando. E il Quirinale? In questo quadro la vera corsa, qual quinto scrutinio, quando probabilmente Berlusconi avrà preso atto dei numeri, si riduce a un derby tra la ministra Marta Cartabia e Pierferdinando Casini.

Il punto di forza della titolare della Giustizia è quello di essere donna, anche se non pochi gruppi le contestano il suo pessimo rapporto con il Parlamento nell'ultimo anno. L'ex presidente della Camera, invece, spiace alla Lega, andrebbe bene a Forza Italia, è sostenuto fortemente dai centristi di Italia Viva e avrebbe certamente anche il voto di Pd e 5 Stelle (ha votato più volte la fiducia al Conte II).