Politica
Quirinale, da “Fanfani nano maledetto” al Cynar a Scelba: tutti gli aneddoti
L'elezione del presidente della Repubblica è stata spesso teatro di scene concitate, drammatiche ma anche curiose e non prive di una perfida ironia
L'URNA A DOMICILIO E I PUGNALI
Nel 1964, durante l'elezione che porterà Giuseppe Saragat al Quirinale, l'onorevole Gennaro Cassiani rimane vittima di un incidente ma chiede di votare ugualmente. Il Presidente Bucciarelli Ducci, al nono scrutinio, consente a Cassiani di entrare in aula "in poltrona da invalido. E poiché' non è possibile l'accesso al corridoio del voto - spiega -, l'urna gli sarà recata vicino dal segretario di Presidenza". L'urna, ironicamente chiamata insalatiera, viene tolta dal suo tavolo e portata a Cassiani che vota tra gli applausi dei colleghi. Ma all'elezione di Saragat si arriva con grande difficoltà. Il candidato della Dc è Giovanni Leone ma Aldo Moro, presidente del Consiglio, vuole fermare la sua corsa e convoca Carlo Donat-Cattin, leader di Forze Nuove. Gli spiega il suo obiettivo ma lascia all'esponente Dc la scelta dei "mezzi tecnici". Usciti da palazzo Chigi Donat-Cattin spiega ai suoi colonnelli: "I mezzi tecnici sono solo tre: il pugnale, il veleno e i franchi tiratori".
TRA NANI E DISFIDE CON LA STAMPA
Nel 1971 Amintore Fanfani, presidente del Senato e in corsa per il Quirinale, affronta nella buvette di Montecitorio uno dei principi del giornalismo italiano, Vittorio Gorresio accusandolo di non dire la verità: "I tuoi articoli li tagliano i tuoi padroni". Il giornalista della Stampa rispose il giorno dopo con poche righe: "Il linguaggio del senatore Fanfani non si addice a un presidente, anche solo del Senato". Piu' caustico un grande elettore, anonimo, che sulla scheda verga un distico divenuto famoso: "Nano maledetto, non sarai mai eletto". Alla fine Fanfani si ritira e viene eletto Giovanni Leone.
IL CANDIDATO IN ABITO BIANCO
Tra i più amati presidenti della storia repubblicana, Sandro Pertini arriva al Quirinale dopo 16 scrutini, giocandosi l'elezione in prima persona con alcuni stratagemmi da politico navigato. Ma gia' dai giorni del voto mostra una spiccata attitudine all'immagine, tratto caratteristico del suo settennato: appena compreso che il suo nome e' tra i papabili ma ha ancora molti concorrenti, si presenta in Transatlantico sempre vestito con un completo chiaro per distinguersi dagli altri in grisaglia.
LA SVEGLIA ALL'ALBA
Considerato il capolavoro politico di Ciriaco De Mita, l'elezione al primo scrutinio di Francesco Cossiga mise alla prova il leader Dc per le abitudini mattiniere dell'ex ministro. "Ho saputo di essere il candidato democristiano al Quirinale due giorni prima della seduta congiunta" racconta lo stesso Cossiga poche settimane dopo il voto. "Mi ha telefonato De Mita, chiedendomi di incontrarsi. Gli ho detto che sarei andato da lui la mattina successiva alle sette e mezzo. De Mita mi ha risposto: 'Per questa volta, data l'occasione eccezionale, va bene, ma non succeda mai più che tu mi dia appuntamento a queste ore'". Sereno nell'avvicinarsi all'elezione, Cossiga alla vigilia dell'appuntamento vola in Spagna: "Si' ci sono stato. Però ero già rientrato da Barcellona, dove ho incontrato Jordi Pujol, presidente della Generalitat di Catalogna. Lo scopo, raggiunto, era quello di organizzare, per il prossimo anno, un convegno di studi iberici in Sardegna".
LA PIAZZA DI PERIFERIA E GLI IMBECILLI
Oscar Luigi Scalfaro presiede la seduta durante la quale sara' poi eletto al Quirinale. Ancora la sua candidatura e' lontana e da presidente della Camera mostra tutto il suo rigore. Fin dai primi istanti l'aria e' elettrica, siamo in piena Tangentopoli e l'antipolitica serpeggia. Il missino Teodoro Buontempo tira 500 lire in testa al Dc Serri e Scalfaro lo riprende: "La invito a distinguere tra un'aula e una piazza di periferia". Seconda tirata d'orecchie per alcuni deputati che si erano messi a gridare "imbecille" a un avversario: "Onorevoli colleghi, non e' il caso di urlare a voce alta il proprio cognome...". Terza bacchettata, per il missino Carlo Tassi, che al suo invito a prendere posto gli risponde: "Presidente, mi indichi quale articolo del regolamento prevede l'obbligo di stare seduti". "Se e' per questo non c'e' neppure una norma che la obblighi a ragionare: e' facoltativo!" gli replica Scalfaro.
LA CANDIDATURA VIA FAX
La tecnologia entra nell'elezione del presidente della Repubblica quando un gruppo di intellettuali, politici e artisti lancia la candidatura di Emma Bonino al Colle. Indro Montanelli e Franca Rame, Rita Levi Montalcini, Lucio Dalla, Margherita Hack, Umberto Veronesi e Claudia Cardinale trascinano il nome della storica esponente radicale a cavalcare i sondaggi grazie a una campagna condotta nei tradizionali banchetti per strada ma anche attraverso l'uso di messaggi via fax. Il Parlamento pero' non si fa convincere a la candidatura di Carlo Azeglio Ciampi lanciata da Walter veltroni, sosteniuta da Romano Prodi e siglata da un incontro tra Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi, giunge al successo al primo scrutinio per la seconda volta nella storia repubblicana.
IL PASSO DA BERSAGLIERE
Il nome di Giorgio Napolitano e' avanzato dall'Unione dopo la caduta della candidatura di Massimo D'Alema e nell’impossibilità di trovare una convergenza tra Unione e Polo delle libertà. Berlusconi si dice contrario al voto per l'ex esponente Pci e Pds e impone ai suoi di non partecipare al voto. Per esserne certi i leader della Cdl fanno sfilare i propri parlamentari sotto ai catafalchi (le cabine elettorali) a passo di carica, senza sostare nemmeno un secondo dietro le cortine di velluto bordeaux. Romano Prodi, che a breve diverrà premier, ironizza: "Correvano come bersaglieri".
I FRANCHI SOSTENITORI E IL MANIFESTO
Contrariamente al passato, l'elezione di Sergio Mattarella viene contraddistinta non tanto dai franchi tiratori ma da quelli che vengono definiti con un neologismo i "franchi sostenitori". Si' perche' dal calcolo dei voti, alla fine, il risultato per il giudice della Corte Costituzionale e' superiore alle attese e soprattutto il candidato voluto da Matteo Renzi ma osteggiato da Silvio Berlusconi, incassa anche una cinquantina di voti del centrodestra che non erano nei piani del presidente di Forza Italia. A essere messi sotto accusa i centristi di FI e Ap. In aula le votazioni scorrono senza strappi fatta eccezione per la decisione della Lega di protestare contro l'ipotesi della candidatura di Mattarella: al primo scrutinio i parlamentari del Carroccio si presentano esibendo una vecchia pagina de il manifesto, del 1983, su cui campeggia il titolo "Non moriremo democristiani". Altra piccola curiosita': il predecessore di Mattarella Giorgio Napolitano, che si e' dimesso il 14 gennaio, si presenta in aula a votare, essendo senatore a vita dal giorno delle dimissioni dal Colle. Ed e' accolto da un lungo applauso.