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Politica
Referendum istituzionale, a chi giova il rinvio?


Sulla data del referendum confermativo della riforma costituzionale non s’è certo finito di discutere. Ciascuno ha – o crede di avere – un interesse ad anticiparla o a posticiparla, e fornisce le proprie ragioni. Ma, ammettiamolo, la noia ci rende meno intelligenti. Fra l’altro sappiamo che, per interesse politico, tutti sono disposti a sostenere che il Sole è quadrato e dunque alla fine è del tutto indifferente che chi parla dica qualcosa di ragionevole o di irragionevole.

Per chi è fuori della mischia, il problema della data è interessante per un altro verso: innanzi tutto è possibile che non ci sia una data obiettivamente migliore. Poi, anche a conoscerla, si può essere perplessi riguardo a chi ne beneficerebbe. C’è sempre il rischio di darsi la zappa sui piedi. Sembra ad esempio che il Pd voglia rinviare al massimo la data, fino ad arrivare a ridosso del Natale, ma – appunto - farebbe un affare, se si votasse fra molto tempo? Il M5S, che sembra volere anticipare al massimo quella data, che cosa ci guadagnerebbe? E se ci perdesse qualcosa? Le domande sono una folla e alla fine si è disorientati.

Potrebbe dirsi che il Pd voglia rinviare la data per avere dinanzi a sé il tempo necessario per spiegare al massimo numero di elettori i benefici della riforma. Ma è uno scopo poco verosimile. Da un lato la materia è molto tecnica e dunque la gente si rifiuterà di studiarla. Dall’altro gli argomenti più “contundenti” possono essere ribaltati a botte di “non è vero”. Abolizione del Senato? Macché, rimarrà ancora lì. Risparmi? Forse il 10% delle spese, per il Senato. E via di seguito.

Tutto ciò è comunque secondario rispetto all’errore epocale e irrimediabile commesso da Matteo Renzi quando ha detto che, se perde, va a casa. Così il referendum è divenuto: “Volete che Matteo Renzi rimanga Presidente del Consiglio o che sloggi da Palazzo Chigi?” Di contro a questa domanda le technicalities costituzionali pesano zero. Considerando che due terzi dei votanti sono già contro il Pd, e gli astenuti (circa il cinquanta per cento del corpo elettorale) potrebbero, almeno in parte, andare a votare soltanto per il piacere di rovesciare il governo, l’impresa di convincere la gente a forza di ragionamenti sembra senza speranza. Il partito degli astensionisti disgustati è il più grande e temibile d’Italia.

Se il carisma del nostro Primo Ministro è tanto gravemente intaccato che, mentre prima faceva notizia dirne male, ora fa notizia dirne bene, è perché il giovane ha suscitato immense speranze ed ha promesso troppo. Ha anche battuto eccessivamente la propria grancassa ed ha finito con lo sminuire il valore di ciò che ha fatto. Come se non bastasse, si è reso colpevole di un ottimismo così smaccato, e si direbbe svergognato, da provocare prima ironie, poi irritazione e infine sarcasmi.  Non ci si può vantare di una ripresa che non arriva mai, mentre i negozi chiudono, la gente non trova lavoro e il Paese langue.

Paralizzata nella sua crisi, l’Italia è l’anello debole dell’Europa. Quello che spezzandosi potrebbe far crollare l’intera Unione. È vero che questi problemi non sono affatto colpa di Renzi ed è vero che era semplicemente impossibile risolverli. Ma lui ha promesso che l’avrebbe fatto, e con ciò stesso ha dichiarato che l’impresa era possibile. Così ora è inevitabilmente responsabile dell’insuccesso. Insomma, più tempo passa, più la gente è delusa. Anche quella che, nel dubbio, aveva detto, di Renzi: “Lasciamo che ci provi”, oggi pensa che ha già avuto il tempo di provarci.

La situazione è brutta e non è detto che non peggiori. La stabilità non dipende soltanto dal nostro governo e le condizioni di dicembre potrebbero essere peggiori di quelle di ottobre. Potremmo avere una crisi del nostro debito pubblico, una crisi delle banche, una crisi dell’immigrazione, una crisi del terrorismo, una crisi dell’Intera Unione Europea. Le possibili disgrazie ovviamente non dipenderebbero da Renzi ma gli sarebbero lo stesso addebitate. Ci fu un momento in cui accadevano dei disastri naturali, ed essendo Berlusconi al governo, qualcuno disse che era colpa sua: perché “portava sfiga”.

Che il governo abbia interesse a rinviare il voto è opinabile e può darsi che io mi sbagli. Ma se non mi sbaglio, il rinvio della data del referendum è una manna, per chi spera di mandar via Renzi.

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