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Politica
"Referendum, meglio non votare. Salvini-Meloni? Due facce del populismo”

Di Alberto Maggi

Che cosa vota Senatrice Tiraboschi?

Mi faccia fare una breve premessa, prima di darle la risposta. Culturalmente il “sì” alla riduzione del numero dei parlamentari sembra aver già vinto per quella spinta populista che, pur essendo rallentata, probabilmente al referendum di settembre riuscirà comunque a segnare una vittoria, nonostante le resistenze di molti costituzionalisti che, per quanto in parte condivisibili, appaiono tardive, talvolta strumentali e in qualche modo anch’esse “populiste”, perché arrivano dopo anni in cui si è perso tempo a non voler seriamente affrontare la revisione della legge elettorale e le riforme costituzionali per modificare l’assetto parlamentare e il numero degli eletti che, in rapporto alla popolazione, sono ancora tra i più alti, se il confronto viene fatto con altri paesi. Se non ricordo male nel 2006 il Presidente Berlusconi aveva già realizzato con la riforma costituzionale il taglio dei parlamentari che poi da sinistra fu cancellato con un referendum. La mia breve esperienza politica è avvenuta durante la prima Repubblica e resto sempre convinta, anche se con valide argomentazioni sono disposta a cambiare idea, che il sistema proporzionale, con una revisione dei collegi e una selezione rigorosa della classe dirigente, per evitare che i partiti arruolino solo i peggiori servi dei capi, resti il migliore sistema elettorale, per consentire a tutti i raggruppamenti in campo, attraverso i loro migliori uomini, per qualità innanzitutto umane, di pensiero e visione, e poi anche per senso del dovere e della responsabilità collettiva, per esperienza concreta di vita, per studi e per professione esercitata, di poter concorrere alla definizione delle scelte più equilibrate, di buon senso e giuste per il più largo numero di portatori di interesse, soprattutto in un momento di forte discontinuità, come quello che lo scossone del Covid ci sta facendo vivere. Non sono costituzionalista e non mi avventuro in questa difficile discussione, però uno sguardo attento al sistema tedesco proverei a suggerirlo, così come una revisione oggettiva dei collegi, in funzione delle proporzioni territoriali e un riordino delle istituzioni.Per venire alla sua domanda: pur avendo per correttezza verso il mio partito votato in aula a favore del taglio dei parlamentari, che credo dovrà essere il punto di arrivo del nostro parlamento per essere allineato agli altri paesi, ad oggi, non avendo visto una riforma della legge elettorale, credo che non parteciperò a questo referendum populista che si sarebbe potuto spostare in avanti nel tempo, non costituendo la priorità tra tutti i problemi del paese, tra i quali ricordo quello economico e sociale.

Perché Salvini e Meloni votano sí, quando avrebbero un’occasione storica per mandare a casa il Governo?

Salvini e Meloni sono due facce diverse dello stesso populismo e oggi per i due leader votare “si” significa arrivare alla pancia della gente, che non si pone il problema di un riordino delle istituzioni e di una riforma seria del sistema elettorale legato alle proporzioni territoriali, ma solo quello di cancellare la casta. Tra gli addetti ai lavori, invece, anche se schierati per la Lega, i Fratelli d’Italia e i 5 Stelle, non sarei così convinta che in cabina elettorale, sia crociato da tutti il quadratino del “si”, così come indicato dai loro capi.

C’è veramente un risparmio della politica o è la solita pagliacciata?

Non partecipando a questo voto, evidenzio la convinzione che il risparmio di denaro pubblico, argomento molto importante per chi ha responsabilità politica, non significherá una riduzione significativa delle spese dello Stato,  che dovrebbero essere oggetto di altri tagli, non lineari, ma selettivi, ben più difficili e impopolari da attuare. Non mi stancherò di ripetere che i costi della burocrazia, insieme ad altri mali, quali l’oppressione fiscale e giudiziaria sono i veri colli di bottiglia che soffocano il potenziale inespresso del nostro paese, che continuo, da inguaribile ottimista, a pensare che sia tra i migliori al mondo.

Che cosa dovrebbe fare Forza Italia?

Secondo me Forza Italia, un partito che ha sempre lasciato molta libertà ai suoi elettori e ai suoi eletti, dovrebbe continuare in tal senso e non imporre alcuna linea. Credo che il Presidente Berlusconi, che ad oggi non si è ancora espresso in un senso o nell’altro, da uomo equilibrato e libero, darà questa indicazione, provando a motivarla, avendo lui stesso, come ho già detto, tagliato i parlamentari nel 2006.

Le conseguenze di una vittoria del si o del no sulla vita del Governo?

Sia in un caso, sia nell’altro, non credo che il Governo cada nel pieno dell’autunno e si vada alle elezioni: certamente nel caso di una vittoria del “sí”, i 5 Stelle consolideranno il loro attuale consenso, mentre nel caso di una vittoria del “no”, che mi sentirei di escludere, potremmo forse assistere, con questo risultato, a un cambio di maggioranza e a un ridimensionamento della maggior forza populista oggi al Governo.Non ultimo, questo referendum è il classico caso in cui la sconfitta o la vittoria sta in quanti voti prende il “no” che se si attesterà al 10% avrà un valore politico sensibilmente diverso da un 30%!

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