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Politica
Referendum, Renzi 'corteggia' Berlusconi. Scissione nel Pd quasi certa

E' iniziata la trasformazione del Partito Democratico in una formazione centrista e non più di sinistra. E' il significato chiave di quanto sta accadendo sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Matteo Renzi "corteggia" Forza Italia e Silvio Berlusconi e, di fatto, segna un ulteriore solco con la minoranza dem. Il titolo dell’articolo sul sito 'bastaunsi.it' non lascia spazio a fantasie: “I punti in comune tra riforma costituzionale e programma del Pdl 2013”. L’intento della campagna della maggioranza renziana del Pd è chiaro – come spiegato in altri ambiti anche dal premier, cioè conquistare voti a destra – ma, una titolazione così netta e con il simbolo del vecchio partito di Silvio Berlusconi che campeggia, rischia di accelerare la crisi nel Pd con la sinistra di Pierluigi Bersani e Roberto Speranza che ha annunciato di votare "no".
 
I punti di contatto tra quanto prospettato dal Popolo della Libertà tre anni fa e dal governo adesso, secondo il comitato per il Sì del Pd, sono numerosi. La riforma risponderebbe al capitolo del programma del Centrodestra “Istituzioni adeguate e moderne favoriscono lo sviluppo del Paese”. Nello specifico, il Pdl proponeva “riforma del bicameralismo, Senato federale, dimezzamento del numero dei parlamentari e delle altre rappresentanze elettive”; “Revisione dei regolamenti parlamentari e snellimento delle procedure legislative, con tempi certi per l’approvazione delle Leggi”; “Abolizione delle Province tramite modifica costituzionale”.

Nell’articolo si aggiunge che è “interessante notare come nel programma di partiti di ogni colore siano presenti gli stessi punti portati avanti da questa riforma costituzionale”. Infatti giorni fa il sito pubblicò un articolo simile ma con le analogie tra la modifica costituzionale varata dalla maggioranza e quella dei M5S. “La riforma promuove alcuni punti che sembrano ispirati al programma presentato alle elezioni politiche del 2013 proprio dal movimento di Grillo”, c’era scritto. Solo che l’accostamento con il vecchio Pdl fa molto più rumore.
 
Polemica su Twitter l’eurodeputata di Possibile Elly Schlein, fuoriuscita del Pd: “Siamo di fronte al tipico fa il di chi vuole rivolgersi a tutti, dimenticando che dovrebbe rappresentare qualcuno…”. E Alfredo D'Attore, anche lui ex Pd e oggi in Sinistra Italiana: "Sul sito del Sì ormai gettano la maschera e rivendicano la continuità con il programma di Berlusconi".

La strategia del premier è quella di cercare di convincere la maggior parte possibile di elettori moderati a votare "sì". Politicamente questa scelta dei renziani cela la presa d'atto che il processo di scissione - probabilmente dopo il 4 dicembre - con la minoranza dem è ormai irreversibile. Berlusconi però ha in programma un vertice con Salvini e Meloni per ribadire il "no" al referendum, anche se il Partito di Mediaset (ben lontano dalle posizioni di Brunetta) continua a spingere per votare a favore delle riforme. Come ha spiegato qualche giorno Fedele Confalonieri.

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