Politica

Referendum sondaggi vietati: cresce la preoccupazioni tra i Sì. Expectations

Di Alberto Maggi

Referendum sondaggi vietati, a giugno sembrava un plebiscito per il Sì, oggi... Expectations

Si avvicina il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari di domenica 20 e lunedì 21 settembre. La pubblicazione dei sondaggi è rigorosamente vietata dalla legge, ma la campagna referendaria sta entrando nel vivo e si fa sempre più infuocata. Lo dimostra l'ultimo post su Facebook del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, primo sostenitore del Sì al taglio dei parlamentari, che annuncia un vero e proprio tour de force in Campania e a Napoli: "È l'ultima settimana prima del referendum. È una settimana importante. Da oggi fino a venerdì sarò in Campania, tra la gente, in piazza, per spiegare a tutti, in maniera trasparente, le ragioni del SÌ al taglio di 345 parlamentari. Stanno circolando diverse fake news, messe in giro ad arte dai fautori del No. Le stiamo smascherando una ad una, perché noi abbiamo motivazioni che vanno oltre le solite logiche opportunistiche di chi sta rinchiuso nei palazzi. Questa è una riforma per i cittadini. È una riforma votata da tutte le forze politiche. È una riforma che rilancia il Paese, lo modernizza, lo rende competitivo, lo riallinea agli standard europei e ci farà risparmiare 300mila euro al giorno. Vi aspetto in Campania e giovedì chiudiamo tutti insieme a Napoli. Il 20 e 21 settembre io voto sì".

Stando alle 'expectations' di Affaritaliani.it, qualche preoccupazione inizia a serpeggiare nel fronte del Sì. Quella che qualche mese fa sembrava una battaglia già vinta e un trionfo con percentuali bulgare, oggi sta diventando una partita da giocare fino in fondo. Il timore dei sostenitori della riduzione del numero degli eletti non è tanto quella di una clamorosaa vittoria del No, che sembra esagerata agli occhi di tanti (ma non di tutti), quanto un successo non netto, non a furor di popolo, come si sarebbero aspettati Di Maio, Grillo e tutti i cosiddetti nemici della casta (5 Stelle in testa). Il viariegato fronte del No si fa ogni giorno più ampio e forte, anche perché oltre a una fetta importante del Partito Democratico e a quasi tutta Forza Italia, anche nella Lega e in Fratelli d'Italia sono ormai tantissime le voci - tra parlamentari e militanti (alcuni uscite allo scoperto e altre no) - che voteranno in maniera convinta contro il taglio dei parlamentari.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni insistono con il loro blando e timido Sì, ma da Giorgetti e Centinaio il mondo della destra sovranista che voterà No si sta mobilitando, anche e soprattutto tra la base e sui social metwork. Non solo, oltre al No alla riforma per questioni di merito (come sostengono molti costituzionalisti), dietro il voto contrario si sta anche coaugulando un fronte variegato - dal Partito Comunista all'estrema destra - che punta a bocciare il governo, e in particolare i 5 Stelle. Tanto che un senatore di maggioranza scherza: "Se ci fosse stato un altro mese di campagna elettorale avrebbe vinto sicuramente il No, Di Maio sta personalizzando troppo il voto, proprio come fece Renzi e ogni volta che parla, il Sì perde voti". Se a giugno i sostenitori del Sì parlavano di plebiscito con l'80-90%, oggi le aspettative si sono fatte più modeste, attorno (se va bene) a un 60 a 40%.