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Politica
Regionali Marche. Si prepara la prima sconfitta del governo Pd-M5S

“L’amore infelice è un dente guasto del cuore”, ha detto il grande compositore pesarese Gioacchino Rossini.

A settembre alla crisi economica del Paese si aggiungerà il voto delle regionali.

 

Andranno ai seggi Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. E se il voto potrebbero essere la cartina al tornasole per la tenuta del governo la Regione dove il ribaltone sembra più probabile, con un passaggio repentino dal centro-sinistra al centro-destra, è le Marche e senza quasi fare nulla.

Per la crisi del centro-sinistra non bastavano la mancata ricostruzione dal terremoto nel centro Italia, un apparato litigioso fino al paradosso e i numeri da guinness dei primati dei 5 Stelle. Serviva un harakiri da premio Nobel.

Primo fra tutti la mancata ricandidatura del governatore uscente Luca Ceriscioli. Quando mai s’è visto che il Pd non ricandidi al secondo mandato il governatore che ha fatto il primo? Invece qui accade. Ma presto il caso clamoroso viene silenziato. Ceriscioli, uomo di partito vecchia guardia, è stato surclassato dalle nuove leve. Le guerre interne tra neorampanti e vecchi militanti e le frizioni con l’onnipresente sindaco di Pesaro Matteo Ricci, lo hanno azzoppato irrimediabilmente. Anche Ceriscioli è stato sindaco di Pesaro. E forse tra sindaci del Comune di Rossini ha ragione il compositore: l’amore è un frutto infelice.

 

Peggio ancora quello tra Pd e M5S. Le due forze politiche salde al governo, dopo un tira e molla per le Marche durato mesi, non sono riuscite a trovare un accordo definitivo. Alle regionali del 2015 il candidato governatore Gianni Maggi, prese il 21,7% dei voti, arrivati al 35,5% nelle politiche del 2018 e ridiscesi al 18,43 alle europee 2019. Maggi ad Affaritaliani: “I sondaggi ci dicevano che il centro-destra si attesta sul 45-48% del consenso, il centro-sinistra è al 40% e il M5S tra il 9-10%. E’ ovvio che servisse un’alleanza, come abbiamo fatta col governo nazionale. Così abbiamo proposto un civico che potesse accontentare tutti, come l’ex rettore dell'Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi. Una parte del Pd avrebbe anche accettato ma la base del movimento ha detto di no”.

 

Non se ne fa niente. E anche le successive avance del Pd non fanno breccia nella base del movimento e tra i parlamentari marchigiani. “Quelli del Pd ne hanno fatte talmente tante che era difficile per la base accettare”, spiega il consigliere regionale del M5S Peppe Giorgini, “anche se la politica è mediazione e una soluzione si poteva trovare. Noi siamo giovani e dobbiamo ancora maturare esperienza. Ma visto che il 51% da solo non lo prendi con qualcuno ti devi pure alleare!”.

 

Il Pd a quel punto candida Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, un amministratore organico che tutto è fuorché un segno di discontinuità rispetto al passato del Pd. Mangialardi, delegato Anci Marche, ancora ad agosto, quando il governo era tra M5S e Lega criticava duramente la ricostruzione post sisma. Mancata ricostruzione che ha sollevato molte critiche contro il Pd in Regione alla pari degli scarsi interventi sulle infrastrutture, vedi la situazione critica dell’autostrada A14. Mangialardi: “Da tre anni aspettiamo risposte: abbiamo atteso abbastanza… Aver ridotto il ruolo delle Regioni a semplice organo consultivo, aver bypassato i sindaci puntando su un centralismo... ha fatto perdere a molti cittadini la fiducia nelle istituzioni”.

Sulla piattaforma Rousseau viene scelto come candidato governatore grillino Gian Marco Mercorelli.

 

L’alleanza non è più possibile. Ma col passare dei mesi la crisi economica causata dal Covid comincia a mordere e la possibile debacle assume fattezze più concrete. L’Istat ha segnalato per la regione un calo della produzione industriale del 28,4% solo nel primo trimestre 2020, un crollo delle esportazioni del 10%, con il Cna che stima una riduzione del Pil intorno al 7,7%. I 5 Stelle a quel punto sembrano poter fare retromarcia. Qualcuno ci sta ripensando.

 

“La disponibilità di alcuni nel movimento è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, racconta Maggi. Con un’altra consigliera, Romina Pergolesi, è uscito dal M5S, entrando nel gruppo Misto in Regione. “Noi non ci ricandideremo. Vorremmo che le forze politiche mettessero in campo persone di spessore. L’economia va a rotoli tra terremoto e Covid e senza competenze non si va da nessuna parte”, spiega l’ex grillino. Giorgini: “Noi abbiamo un nostro candidato e si chiama Mercorelli, punto!”.

 

Ma ormai la frittata è fatta. Il centro-destra ha candidato come governatore Francesco Acquaroli di Fratelli d' Italia che rischia di vincere sul serio a meno di errori clamorosi. Scenderanno in campo a suo fianco anche delle liste civiche per dare il colpo di grazia a Pd e 5S.

“L’amore soddisfatto è un piacevole passatempo” ha spiegato Rossini per bilanciare il suo “amorore infelice”. Ma questa volta la soddisfazione o il divertimento sembra prepararsi per qualcuno che non è al governo.

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