Politica
Riforme Renzi, drammatica conta al Senato. A Renzi mancano due o tre voti

Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
La battaglia sulle riforme istituzionali rischia di segnare le sorti del governo e forse anche della legislatura. Tutto dipende se il presidente Grasso dichiarerà ammissibili gli emendamenti all'articolo 2, quelli sull'elezione del nuovo Senato, e se la maggioranza (Renzi di fatto) non metterà la fiducia. I numeri in Aula sulla carta giocano a sfavore del premier. 167 tra opposizione e minoranza Pd (contando i firmatari degli emendamenti) a 157 per l'esecutivo (compresi alcuni senatori a vita, Napolitano in testa).
Sulla carta, perché dopo la riunione del gruppo dem a Palazzo Madama, in cui il presidente del Consiglio ha usato toni concilianti seppur senza aprire a modifiche all'articolo 2, tra i renziani si scommette su qualche defezione nei 28 senatori della sinistra Pd. In particolare, dicono al Nazareno, 4 o 5 sarebbero in forte dubbio e alla fine potrebbero votare con la maggioranza e quindi non a favore degli emendamenti della minoranza. In questo caso si potrebbe arrivare a 161 a 163 o addirittura a 162 pari, ma il premier spera che alla fine almeno un paio di senatori di Forza Italia (orfani del Patto del Nazareno e tentati dallo strappo di Verdini) decida di disobbedire a Berlusconi (sempre che l'ex Cavaliere sottobanco non voglia aiutare Renzi temendo il voto e l'ascesa di Salvini) uscendo dall'Aula al momento delle votazioni chiave.
Attenzione, però, perché 2 o 3 senatori dell'Udc, quindi della maggioranza, avrebbero molti mal di pancia e Area Popolare (Casini e Alfano) starebbero cercando di recuperarli. Sempre tra i renziani, però, si sottolinea come alcuni ex grillini (3 o 4), che temeno il voto anticipato e quindi l'uscita dal Parlamento, potrebbero anche dare una mano all'esecutivo nel caso in cui si capisse che i numeri su alcuni emendamenti sono a rischio per Palazzo Chigi. Alla fine il pallottoliere del Senato resta assolutamente in bilico. Uno scarto, in un senso o nell'altro, di non più di due o tre voti. Sulla carta, comunque, al netto delle trattative dietro le quinte, il premier-segretario non ha i numeri per approvare il ddl Boschi. Alla fine, però, potrebbe anche salvarsi, magari con il voto decidivo dell'ex presidente della Repubblica Napolitano.