Politica

Riccardo Luna attacca Elon Musk. La “democrazia mondiale” è persa

Di Giuseppe Vatinno

La sinistra in ambasce

L’amore per la Scienza non gli impedisce di fare però un libro con Roberto Giacobbo dall’inquietante titolo “Chi ha veramente costruito le piramidi e la sfinge”. Il sospetto dell’immane opera edilizia si addensa sui braccianti di Soumahoro, ma i tempi non sono ancora maturi e la notizia passa sostanzialmente inosservata.

Wikipedia su di lui è particolarmente generosa e ha una biografia più lunga di quella del Papa.

Fa parte di un gruppo di “tecnocrati progressisti” che ha in Repubblica il loro centro operativo e così da qualche tempo se l’è presa con Elon Musk, che prima vedeva come paladino e profeta digitale.

Da quando però l’imprenditore ha comprato Twitter non gli sta più molto simpatico.

Il motivo? Musk ora ha abbracciato la destra a cominciare dall’odiatissimo Donald Trump.

Così Luna ha cominciato a fargli la guerra.

Descrive così la conquista del social, ovviamente su Repubblica:

Riepilogo delle prime 72 ore di Elon Musk come proprietario di Twitter (“Chief Twit”, recita la sua bio da venerdì scorso): ha licenziato 3 top manager “per giusta causa”, per provare a non pagare le liquidazioni milionarie previste; ha chiesto a tutti gli sviluppatori di presentarsi da lui con il codice sviluppato negli ultimi 30 giorni per poter valutare, in base al lavoro che hanno svolto, se confermarli o licenziarli; ha fatto modificare la homepage di Twitter mettendo in evidenza le ultime notizie e i Trending Topic; ha lanciato un sondaggio per farsi dire dagli utenti se resuscitare Vine, la app dei video brevi che durò per poco ma che potrebbe tornare utile per fare concorrenza a TikTok; ha condiviso (e poi cancellato) una storia, quasi sicuramente falsa, da una testata giornalistica screditata, sull’attentato al marito di una famosa esponente del Partito Democratico (Nancy Pelosi).

Tutto in un weekend. Insomma, anche per i suoi standard adrenalinici, Musk sembra piuttosto scatenato”.

L’attacco al mostro sacro Nancy Pelosi, la nonnetta democratica che piace alla gente che piace, fa impazzire Luna che aveva strappato alla stagionata politica una mezza promessa di un torta party al Congresso.

Ma non contento ieri “The Moon”, come gli amici simpaticamente lo appellano, ha scritto un altro pezzo su La Stampa, in cui ha commentato il ripristino degli account dei giornalisti che Musk aveva bannato perché gli controllavano gli spostamenti del Jet. Ne esce un ritratto impietoso di una specie di “fascista” che domina Twitter con pugno di ferro e che non ha rispetto di niente e di nessuno. Nell’articolo accenti lirici ad un passato meraviglioso nella Silicon Valley in cui latte e miele scorrevano garruli e il Leone e l’Agnello giacevano insieme prima che quel satanasso di destra di Musk si comprasse tutto violando il copyright progressista su bit e reti. Il finale è apocalittico: “Questa cosa non ha nessun senso, porterà alla fine di Twitter e non farà bene alle nostre democrazie”.

Musk, letto l’articolo di Luna, è corso immanentemente a toccarsi i gioielli di famiglia. Ed in effetti il mondo intero è entrato in ambasce. Le principali Cancellerie hanno accolto il grido di dolore di Luna e si sono attivate per porre rimedio all’attacco alla democrazia mondiale, mentre lo stesso Putin -invidioso dello scettro perso- ha dato seguito ad una fase ancora più cruenta della guerra per recuperare terreno. Il titolo deve essere suo e non di altri.