Politica

Richard Gere attacca Salvini dalla sua villa di New York

Di Giuseppe Vatinno

Damilano non poteva mancare l’ospitata all’attore radical –chic e buddista

Richard Gere attacca Salvini dalla sua villa di New York

Richard Gere ieri sera era collegato dalla sua villa americana con Marco Damilano che conduce “Il cavallo e la Torre” su Rai 3. Il famoso attore era atteso a Palermo per testimoniare nel processo al ministro Matteo Salvini accusato di sequestro di persona per la vicenda Open Arms ma per non rinunciare al lavoro, cioè ad un ulteriore pacco di sghei, ha dichiarato testualmente che “non è facile ad arrivare a Palermo. Avevo offerto una testimonianza scritta a distanza ma è stata rifiutata”. Certo che chi è abituato ai privilegi ci prova sempre ma non sempre funziona. Ci sono delle regole precise da rispettare anche per un divo Hollywood.

Damilano non poteva mancare l’ospitata all’attore radical –chic e buddista

Look minimale di magliettina e golfino da gondoliere veneziano, cioè verde – nero, seduto su una poltrona di lusso, con una biblioteca alle spalle anch’essa di legni pregiati, l’attore ha elargito un quarto d’ora di banalità condita con un po’ di veleno. Ha raccontato della sua salita su Open Arms nell’agosto del 2019 perché era in Italia a passare le vacanze, in un villone di suoi amici, e così ha sentito il bisogno di “aiutare il prossimo, i migranti disperati”.

"Io mi trovavo in Italia a casa di miei amici e qualcosa ha attirato la mia attenzione: ovvero una legge che rendeva un reato aiutare le persone in mare. Per me era incredibile, soprattutto in Italia: Paese meraviglioso e con una popolazione generosa". Bastonata per il governo ed incensamento per il pubblico pagante. Richard Gere comunque era recidivo. Infatti dice: "Ero rimasto molto impressionato e commosso dal loro lavoro nel Mediterraneo e ho conosciuto uno dei leader dell'operazione. "Avevo già visitato l'hotspot di Lampedusa e avevo già incontrato dei migranti salvati nel Mediterraneo. Ma veramente le autorità italiane vedono quelle persone come fratelli e sorelle?".

Richard è affranto. Dalla piscina della villa medita su come fare e trova tosto e ratto una soluzione: "Ho deciso di lasciare repentinamente la residenza dei miei amici e siamo andati a Lampedusa assieme. Abbiamo portato acqua, cibo e beni di prima necessità per le persone provenienti dai Paesi africani e siamo andati sulla nave, in acque internazionali, a circa venti miglia da Lampedusa". Una occasione di pubblicità gratuita non è facile trovarla di questi tempi, infatti è l’attività preferita dai divi d’Oltreoceano.

Richard è teso e preoccupato. Deve lasciare per un po’ gli agi dorati a cui è abituato per calarsi in un mondo di sudore e puzze, cioè quello dove vivono gli altri. Prosegue il racconto con una stoccata al governo italiano, con Damilano che annuisce e singulta alla Fazio, ma con meno trasporto: "Abbiamo fatto fatica a trovare delle imbarcazioni che ci portassero là. L'operatore di una prima imbarcazione ci disse che aveva ricevuto la sera prima una visita della Polizia che aveva sentito l'intenzione di trasportare del cibo in acque internazionali e dunque non poteva più aiutarci".

L’attore riesce finalmente a salire sulla nave e ci racconta ancora: "Non è una questione filosofica... che si tratti di persone senzatetto, di migranti, queste persone sono isolate nel mondo, sono esseri umani con sensazioni profonde, potrebbero essere i nostri genitori, i nostri figli, le nostre sorelle".

Ma perché allora Gere non se li porta in America i migranti e i senza tetto? È facile fare i benefattori con il deretano degli altri.

Nel frattempo Damilano annuisce ancora e vorrebbe sapere di più e fa l’occhietto supplichevole ma Richard è inflessibile, guarda l’orologio, il tempo è scaduto, deve tornare a lavorare, se no chi la paga l’acqua della piscina della villa?

A proposito la Rai l’ha pagata questa comparsata? Così tanto per sapere.