Rifiuti, Di Maio ricicla e Salvini brucia. Due leader non ecocompatibili
Rifiuti, la Campania con la sua “Terra dei Fuochi” divide nuovamente i due leader della maggioranza. Tra riciclo dei rifiuti ed inceneritori
Di Maio sembra una principessa delle fiabe, di quelle che cercano sempre il lieto fine nelle virtù delle idee, aspettando che la mela avvelenata diventi il punto di forza della storia, con il Principe Azzurro che risolve la situazione. E Salvini, prima verde ora blu, è un rullo battente pragmatico e poco filosofico.
I problemi li risolve, ma evidentemente a modo suo. I contratti hanno la loro forza e, a dire la verità, il leader del Carroccio è molto leale rispetto a quello che è stato sottoscritto, tuttavia governare non è un semplice rapporto come tra cliente e fornitore di luce e gas. Quando pigi l’interruttore a casa ti aspetti la lampadina si illumini, ma quando l’energia ha difficoltà a passare nelle abitazioni, si apre un mare magnum di possibilità, che non si potevano prevedere prima.
In Campania l’immondizia è una ferita aperta, dieci anni fa le città erano invase e collassate. L’Italia per l’inadempienza di città come Napoli paga una multa di 120mila euro al giorno, e al brutto e cattivo Nord trasferiscono 350-380mila tonnellate di frazione umida, per un costo che oscilla dai 55 ai 57 milioni di euro. La Lombardia ha 13 inceneritori, la Regione di De Luca solo uno, ad Acerra, con tre linee di funzionamento di cui una va in manutenzione ordinaria a ruota ogni sei mesi, di fatto alzando il livello di guardia sullo smaltimento dell’indifferenziata.
L’UE ci raccomanda di raggiungere almeno il 65% di raccolta differenziata, la Campania è al 50% e Napoli al 38%. Per Di Maio bruciare i rifiuti è vintage, mentre Salvini non vuole un Paese che torni indietro. Chi ha ragione?
La temperatura della maggioranza è di nuovo esplosiva, e più passa il tempo più aumentano i nodi, e le divisioni su come dipanare le matasse si cristallizzano sempre più limpidamente. Il Movimento è ancora in fase embrionale per quel che concerne la capacità di gestione, ha difficoltà a digerire i dietrofront sui dettami ideologici che s’era dato quando pensava sarebbe rimasto allegramente all’opposizione.
Si possono fare grandi cavalcate nel deserto, ma quando si vince poi si deve rimanere al timone del Cambiamento. Troppo comodo dare le tavole alla Mosè, e poi non essere forieri di quei comandamenti. Salvini ha dimostrato di potere mantenere quello che dice, e di dire quello che realisticamente si può ottenere.
Comunque, nessuno dei due strapperà su questo tema, e come sempre troveranno una mediazione. Almeno sino a quando non si saprà dove gettare il Contratto stipulato, se nella carta o nelle alleanze scadute.
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