Politica
Riforme, accordo nel Pd: ritirati tutti gli emendamenti

Superato un altro scoglio del disegno di legge Boschi sulle riforme costituzionali, in esame a palazzo Madama. E’ stato raggiunto l’accordo tra il Pd e la sua minoranza sull’articolo 21, elezione del capo dello Stato, e sul 39, che riguardano le norme transitorie del ddl Boschi. Secondo quanto si apprende non sarà modificato l’articolo 21, recependo il testo uscito dalla Camera, mentre per quanto riguarda il 39 ci sarebbe un emendamento che recepisce le richieste della minoranza. La minoranza del Pd chiedeva che nella norma transitoria, all’articolo 39 del ddl Boschi, fosse specificato che il Parlamento varasse entro un tempo definito la legge quadro per l’elezione dei futuri Senatori, e che i Consigli regionali varassero a loro volta entro tempi determinati, la normativa regionale. Il governo inizialmente voleva evitare questo ritocco all’articolo 39 ma oggi ha accettato la richiesta. Per quanto riguarda l’articolo 21 del ddl, che riguarda l’elezione del Presidente della Repubblica e che verrà esaminato alla ripresa dei lavori, l’intesa è di mantenere il testo della Camera. Esso stabilisce un quorum decrescente nei primi sei scrutini, che dal settimo si fissa alla maggioranza dei tre quinti dei votanti.
E' durato meno di 24 ore il fronte comune delle opposizioni contro il ddl riforme, in discussione al Senato. Nelle riunioni di ciascun gruppo delle forze di minoranza, infatti, non si e' trovata un'intesa unitaria su come portare avanti la protesta contro "l'arroganza" della maggioranza e "l'impossibilita'" a un confronto serio nel merito della riforma. Ad incrinare l'asse, viene spiegato, il voto di Forza Italia con la maggioranza sull'emendamento della minoranza Pd.
Gli azzurri, pero', si difendono: "Al tatticismo parlamentare abbiamo preferito la Carta Costituzionale, nel merito di un articolo importante sulla dichiarazione di guerra e un emendamento irrilevante", spiega il capogruppo Paolo Romani. Fatto sta che, se da un lato i 5 Stelle non sono piu' intenzionati a inviare la lettera al Capo dello Stato, Forza Italia attende di conoscere la psosizione ufficiale di tutte le altre opposizioni, nel caso non si trovi un'intesa, spiega ancora Romani al termine della riunione del gruppo, "FI sottoscrive e inviera' la lettera a Mattarella" da sola. Quanto a Sel, viene spiegato, non sono state ancora decise le prossime mosse. Sembra tuttavia sfumare, almeno al momento, l'ipotesi di un Aventino delle opposizioni sul voto finale al ddl riforme. La stessa Forza Italia, conclude Romani, decidera' in una nuova riunione che si terra' nei prossimi giorni. "Quando ero giovane girava una barzelletta che diceva: 'I parenti del defunto Lazzaro vanno per l'ennesima volta dal notaio per la lettura del suo testamento e chiedono, preoccupati, al notaio: siamo sicuri che questa sia la volta buona?". Lo scrive Roberto Calderoli.
"Quanta saggezza c'era in quella barzelletta! Infatti non appena il Pd e Renzi hanno rischiato di andare sotto su un emendamento presentato da una loro senatrice di maggioranza, Forza Italia, con il prode Romani, scende subito in campo e vota in soccorso del povero Renzi", aggiunge. "Questa volta a risorgere non e' stato Lazzaro ma il Nazzareno e il relativo patto. Questa sarebbe la dura opposizione di Forza Italia? Ma mi facciano il piacere! avrebbe detto il povero Toto'", osserva ancora. Poi, a chi lo cerca aggiunge: sull'emendamento Dirindin "c'e' stato eccome il soccorso azzurro". "L'emendamento non e' passato per 65 voti di scarto. Forza Italia sono 33, 29 senatori FI hanno votato contro e uno si e' astenuto, e quetso vale contrario". A qeusti si aggiungono "le tre senatrici fuoriuscite dalla Lega", spiega e chiosa: "grazie al loro Renzi e' ancora vivo"