Politica

Riforme, con Renzi 171 senatori


Prima vittoria per Matteo Renzi a Palazzo Madama. L'aula del Senato ha bocciato, per alzata di mano, le questioni pregiudiziali presentate da Forza Italia, M5S, Sel e Lega. L'assemblea ha respinto anche la questione sospensiva presentata dal senatore di Forza Italia Lucio Malan che chiedeva il ritorno del ddl in commissione. La minoranza del Pd ha votato compatta con la maggioranza renziana, così come il gruppo Ncd-Area Popolare. Per ora la maggioranza tiene: sono 171 i voti contrari, otto gli astenuti, che al Senato valgono come voti contrari, 86 i sì alle proposte delle opposizioni.

Si tratta di una prima vittoria per il premier anche se la vera sfida ci sarà la prossima settimana sugli emendamenti. Resta da capire se il presidente Grasso ammetterà il voto o no sull'articolo 2, quello che riguarda l'elezione del nuovo Senato. Sullo sfondo resta la possibilità che il governo presenti un emendamento unico per l'abolizione del Senato. Ipotesi appopggiata anche da molti esponenti delle opposizioni.

Si è aperta in Aula la discussione generale che proseguirà anche venerdì e martedì fino a mercoledì prossimo quando scade il termine per gli emendamenti. L'avvio della seduta è stato da subito convulso con proteste e scaramucce della seduta in Senato dove è approdata la riforma costituzionale. La discussione è stata infatti subito sospesa e il presidente del Senato Pietro Grasso ha riunito i capigruppo, su richiesta della Lega. L'empasse da superare era il parere della commissione Bilancio sul finanziamento delle missioni internazionali, al primo punto dell'ordine del giorno. La seduta è stato poi ripresa, lasciando fermo il ddl sulle missioni internazionali (in attesa del parere della commissione) e aprendo la fase della terza deliberazione della prima lettura del ddl costituzionale.
 
"Proseguiamo con la riforma costituzionale. Non c'è alcuna variazione del calendario" ha annunciato il presidente Grasso, nonostante le proteste degli M5s per la scelta della maggioranza di prevedere sedute oggi e domani con il rischio che a partecipare al dibattito siano solo i senatori delle opposizioni. La partita delle riforme non si concluderà comunque in pochi giorni: c'è tempo fino al 15 ottobre, quando verrà presentata la legge di Stabilità.
 
Renzi tenta di fare pressioni su Grasso, parlando della riforma durante la conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi con Xavier Bettel, primo ministro del Lussemburgo, presidente di turno dell'Ue: "Se il presidente del Senato riaprirà la questione dell'articolo 2 ascolteremo le motivazioni e decideremo di conseguenza" rispondendo a chi chiedeva se il governo in quel caso presenterà un emendamento per abolire del tutto il Senato. "La tecnicalità di una riforma storica non è così rilevante da dedicarle due mesi di discussione. Con il nuovo Senato ci sono meno politici, le Regioni hanno poteri più chiari e il procedimento di legge è molto più semplice, che questo avvenga con un articolo o l'altro per noi è indifferente. Tra una settimana vediamo, andiamo in aula. A chi ci dice 'ma state facendo troppo veloce', rispondo che questa riforma è attesa da 70 anni. Se sei mesi a lettura vi sembra andare troppo di fretta, perdonatemi...".
 
La minoranza Pd è orientata a ripresentare i suoi emendamenti alle riforme costituzionali anche per l'esame d'Aula. "Si riparte da zero. Ripresenteremo tutti gli emendamenti" risponde Miguel Gotor quando gli viene chiesto se la minoranza intenda ripresentare in aula gli emendamenti alle riforme, già dichiarati inammissibili dalla presidente della commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro. In linea di massima, si parla delle stesse 17 proposte di modifica depositate in Commissione. Tre si riferiscono al nodo dell'articolo 2, e fra questi c'era anche la proposta di diminuire da 630 a 500 i deputati. Rincara la dose Federico Fornaro, smentendo le voci su un'incrinatura della minoranza dem: "Possono dire quello che vogliono. Fino a prova contraria siamo tutti lì. C'è tempo fino a mercoledì ma siamo orientati a ripresentarli. La chiusura del Senato? Se l'avesse detto Berlusconi ci sarebbero stati già i caroselli per strada. Mi sembrano affermazioni di una gravità enorme".
 
I senatori del Movimento 5 Stelle Vito Crimi, Nicola Morra, Giovanni Endrizzi membri della Commissione Affari Costituzionali del Senato lasciano a tempo indefinito la Commissione Affari Costituzionali del Senato. Una decisione motivata dal fatto che la commissione è stata "commissariata ed esautorata dal Governo per la seconda volta in pochi mesi. Prima il blitz sulla legge elettorale, ieri quello sulla Costituzione. L'ultimo nostro atto e' stato il deposito della pregiudiziale d'incostituzionalita' sulla famigerata legge Boccadutri che regala decine di milioni di euro di rimborsi elettorali ai partiti senza i controlli previsti dalle norme vigenti. Pregiudiziale scandalosamente bocciata dai partiti".
 
Beppe Grillo dal suo blog lancia un appello al Capo dello Stato Sergio Mattarella: "Alla luce di quanto avvenuto ieri con la decisione del governo di portare la riforma costituzionale all'esame dell'Aula del Senato senza concludere i lavori nella Commissione competente, disattendendo quanto previsto dalla stessa Costituzione (articolo 72, comma 4), il Movimento 5 Stelle avverte la necessità e l'urgenza di manifestare al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, la sua preoccupazione per il grave strappo delle regole e delle procedure parlamentari in atto in queste ore. Confidiamo di trovare in Mattarella la sensibilità istituzionale e l'attenzione che è mancata nell'Aula del Senato. E che il Capo dello Stato ha sempre manifestato, come dimostrano le sue autorevoli parole pronunciate nel discorso in aula nel 2005 proprio mentre si discuteva di riforma costituzionale e in cui il M5S si ritrova completamente. Leggete e diffondete", continua Grillo pubblicando il discorso di Mattarella, che troncava le riforme costituzionali durante il governo Berlusconi.
 
Parla di creazione di un "presupposto per un possibile ritorno del fascismo" il senatore leghista Roberto Calderoli, che ha denunciato il rischio che il ddl Boschi, in combinato disposto con la legge elettorale, possa dare "ad un partito del 25% la possibilità di fare il Presidente della Repubblica, 10 giudici della Corte costituzionale, le authority e il Csm. C'è uno squilibrio che va corretto" e "se in un sistema la maggioranza si prende gli organi di garanzia, non è più un sistema, ma un regime".
 
Contrario al ddl Boschi Sel: "Sulle riforme costituzionali è stata prodotta un'inaccettabile accelerazione di carattere politico con gravi conseguenze procedurali e quindi di per sé in modo palesemente anticostituzionale, contrario allo spirito, all'essenza stessa della nostra costituzione" dice la senatrice di Sel Loredana De Petris, illustrando nell'aula del Senato, la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal suo partito."L'effetto di questo ddl è in totale contrasto non solo con l'articolo 1, ma con l'impianto generale della costituzione perchè produce un restringimento fortissimo della democrazia e della sovranità del popolo che ancora una volta viene espropriata".
 
Anche Gasparri (Fi) si appella a Mattarella: "L'atteggiamento di Renzi e del Pd va fermato e su questo chiediamo l'intervento anche della massima istituzione dello Stato. Quanto accaduto all'iter della riforma costituzionale è intollerabile, una prova di forza e di regime sulla quale bisogna intervenire".
 
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin (Ncd) da i microfoni di SkyTg 24 si dichiara a favore della riforma del Senato: "Il nuovo centrodestra voterà compatto la riforma del Senato. Le parole di Alfano sono molte chiare: si vota la riforma del Senato che è stata voluta in primis da noi". Stessa posizione di Enrico Zanetti, segretario politico di Scelta Civica: "È un peccato questa gara a smentire le voci sulla possibilità di una abolizione secca del Senato. Noi la voteremmo di corsa".