Politica

Salvini suona la sveglia per l’Europa

Andrea Lorusso

Europee 2019, le lancette corrono veloci per l’appuntamento del 26 Maggio nelle urne. Lì il volto dell’Europa potrebbe cambiare per sempre

Salvini suona la sveglia per l’Europa

Quando tanti Stati “controllati” diventano controllori, perché si radunano e raccolgono una barca di voti, allora nessuno più può imporre misure capestri per la nostra economia, come rendere sempre più bassa l’asticella del deficit o mettere in infrazione i conti pubblici di chi, con misure shock, tenta di far lievitare la ripresa.

Questo è il succo del ragionamento dei partiti sovranisti, con a capo la Lega di Matteo Salvini che ora, con la manifestazione di Milano del prossimo sabato, porta tutti i riflettori sull’Italia e tutti i leader delle altre formazioni in linea. Solo pochissimi anni fa era lui il giovane felpato che andava in giro a “rubare il mestiere” a partiti come il Front National, e adesso invece è Marine Le Pen che pende dalle sue labbra.

Salvini ha portato a termine un capolavoro sul consenso, lo abbiamo ribadito più e più volte in ogni salsa in questi mesi, adesso però con il voto del 26 Maggio potrebbe davvero cambiare i connotati del Vecchio Continente e allora sì, essere ascritto definitivamente nei libri di storia. Il treno passa una sola volta, lui lo sa: "Non sono elezioni europee. Svegliate chi ancora dorme se sperate in qualcosa di nuovo. Dove governa la Lega si vede". Parlando, a ragion veduta, di vero e proprio Referendum. Di Maio in seria difficoltà per il timore di essere oscurato in questa tornata, accelera sul conflitto d’interessi, cercando di arginare possibili scenari post voto in cui il centrodestra possa ricompattarsi. L’obiettivo è quello di fare uno sgambetto serio a Berlusconi, vedendo se Salvini sia davvero intento e disponibile.

Nonostante i numeri stiano premiando la coalizione di centrodestra, grazie al fenomenale traino Lega, al Carroccio non conviene tornare in un Governo di coalizione, sottostando alle furbate del Cavaliere, ai veti incrociati, e alla compressione di tante innovazioni che non verrebbero portate a termine.

Sarebbe rovinoso, sia nell’immagine a breve, sia nell’erosione dell’appeal a lungo termine. Diversamente, questo è un buon contratto tutto sommato ed un buon matrimonio d’interessi, che andrebbe rodato e riequilibrato con i nuovi rapporti di forza. È più probabile che la Lega chieda una redistribuzione degli incarichi e dei pesi nell’esecutivo, magari spedendo quel Conte poco corretto in un ruolo più marginale.

Oggi – è vero – Di Maio e Salvini stanno litigando su tutto, ma questo è utile per serrare reciprocamente i ranghi in vista delle urne. In questo modo tengono sempre l’attenzione mediatica su soli due partiti, e l’opposizione interna fa sì che non venga percepita una esterna. Gli altri partiti praticamente non esistono. Non è questa, vera magia?

Twitter @andrewlorusso