Politica
Sardegna, FdI: o Truzzu o divisi. Saltano tutti i presidenti di Centrodestra
Ultimatum di Fratelli d'Italia alla Lega, che non cede. Solinas non si ritira in ogni caso
Vertice (non risolutivo) a Chigi Meloni-Salvini-Tajani
"O la Lega accetta di sostenere Paolo Truzzu o si va al voto divisi. Punto". Siamo arrivati all'ultimatum di Fratelli d'Italia, come spiegano fonti ai massimi livelli del partito della presidente del Consiglio, sulle elezioni regionali del 25 febbraio. Fino a ieri il Carroccio ha continuato a sostenere Christian Solinas, presidente uscente del Partito Sardo d'Azione che da anni ha una stretta intesa con la Lega di Matteo Salvini.
La linea spiegata più volte da Andrea Crippa e dallo stesso vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture di rispettare la regola di ricandidare gli uscenti è stata rispedita al mittente da Fratelli d'Italia: primo perché proprio la Lega nel 2022 ha fatto saltare Nello Musumeci in Sicilia e secondo perché i rapporti di forza sono nettamente cambiati e come ha spiegato il sottosegretario di Meloni a Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari bisogna tener conto dei numeri attuali.
E quindi siamo, di fatto, alla rottura. Le liste vanno presentate la settimana prossima e o la Lega molla Solinas, che comunque si presenterebbe ugualmente soltanto con il Partito Sardo d'Azione, oppure di va al voto divisi. Non ci sono spazi per altre mediazioni. In mattinata c'è stato un vertice a Palazzo Chigi tra la premier Meloni e i due vicepremier Salvini e Tajani, ma al momento pare non ci sia stata alcuna fumata bianca. Le posizioni restano cristallizzate. Non solo, la Lega ha anche presentato in Parlamento un ddl per il terzo mandato dei Governatori, ovviamente per consentire a Luca Zaia di ricandidarsi nel 2025.
Matteo Salvini ha riunito i parlamentari rilanciando sul tema dell'Europa: “Siamo determinati a sostenere il Centrodestra unito anche in Europa, senza i socialisti. Significa che su alcuni temi come eliminazione totale dei motori tradizionali, immigrazione o cibo sintetico ci sarebbe una maggioranza compatta e alternativa. Abbiamo un’idea d’Europa molto chiara”, in attesa del consiglio federale dii lunedì a Milano chiamato proprio a discutere dei prossimi appuntamenti elettorali.
E non sono emerse novità sui candidati del Centrodestra alle prossime elezioni regionali durante la riunione dei parlamentari della Lega con Salvini. Secondo quanto riferisce un partecipante all'incontro che si è svolto questa mattina nell'aula dei gruppi di Montecitorio "non possono esserci novità perché non c'è stato un tavolo dei leader" sulla questione che sta dividendo la maggioranza. "Salvini ha ribadito che siamo per la conferma degli uscenti" convinto che si troverà a stretto giro una soluzione soprattutto in vista dell'appuntamento più imminente, le elezioni regionali in Sardegna.
Arrivati a questo punto, dopo tutte le dichiarazioni fatte a sostegno di Solinas, la Lega non può perdere la faccia e fare un passo indietro. E, salvo miracoli, il Centrodestra diviso facendo così un favore ad Alessandra Todde, candidata in Sardegna di M5S e Pd, anche se con la concorrenza (salvo ripensamenti) dell'ex Demm Renato Soru, già Governatore. Ma l'effetto domino della rottura sulla Sardegna avrà effetti devastanti su tutte le altre regioni che vanno al voto quest'anno e il prossimo. La Lega avrà le mani libere e rivendicherà la Basilicata, ora in mano a Forza Italia con Vito Bardi, e metterà in discussione anche Alberto Cirio in Piemonte, anche lui azzurro. E perfino Marco Marsilio in Abruzzo, Fratelli d'Italia.
La conseguenza sarà la ritorsione di Fratelli d'Italia sull'Umbria, dove governa l'ex senatrice leghista Donatella Tesei, in attesa della grande battaglia del 2025 per il Veneto. La Lega vuole assolutamente la legge che consenta il terzo mandato per ripresentare Zaia, ma FdI ha già pronto il suo candidato, il coordinatore regionale e senatore Luca De Carlo. Un terremoto che porterà a inasprire la campagna elettorale per le Europee, dove è tutti contro tutti con il proporzionale, e che non potrà non avere conseguenze sul governo. Lega e FdI si affrettano a smentire una crisi dell'esecutivo, ma la tensione sarà altissima su tutti i dossier aperti - dall'immigrazione a quelli economici fino alla Giustizia - e gli incidenti in Parlamento saranno dietro l'angolo. Un effetto domino che potrebbe portare all'implosione del governo Meloni.