Politica

Schlein e Meloni, le "nemiche-amiche": Giorgia subisce il fascino di Elly

Di Giuseppe Vatinno

La premier, per il discorso dell'8 marzo, ha ripreso la citazione della neo-segretaria dem. Ecco perché i punti di contatto sono più numerosi del previsto

Ad esempio il suo amore –non ricambiato- per Francesco Guccini, icona pop della sinistra estrema e l’assenza di un padre ateo Francesco Meloni emigrato alle Canarie, materialista e di sinistra, uno che alla Garbatella votava Rifondazione Comunista. Tutto questo restituisce un quadro psicologico complesso e variegato e cioè quello di una ragazza prima e di una donna poi, che ha dovuto (e deve) costantemente lottare contro tutto e tutti per emergere. Quindi una visione che si potrebbe classificare come “eroica”, appunto nello stile del fantasy tanto apprezzato. Dall’altra parte abbiamo Elly Schlein, portatrice del nuovo: donna, bisessuale, ricchissima, socialmente agli antipodi della Meloni. Una donna con la forza di una valanga d’acqua che ha fatto saltare i precari equilibri di un partito, il Pd, avviato da tempo malinconicamente verso l’estinzione, rivitalizzandolo con l’argento vivo della giovinezza impudente.

La Schlein ha lavato come un maremoto le incrostazioni dei vecchi signori delle tessere avviando una rottamazione che sa molto di Renzi, ma è agli antipodi culturali e politici del senatore fiorentino. Ed ecco che –forse per la prima volta nella sua esistenza- Giorgia Meloni non si è sentita più sola. È sorto un nemico, ma un nemico che nell’ideologia di destra, ancora profondamente nietzschiana, ha dimostrato di essere nobile e coraggioso e quindi degno di stima. La Meloni sta subendo una fascinazione da questa sua avversaria che forse le ricorda i suoi inizi, la sua purezza ideologica, la sua voglia di vero cambiamento, iniziato quando era studente.

E proprio la Schlein è riuscita in questo piccolo miracolo e cioè risvegliare e stimolare contemporaneamente molti punti sensibili della leader di destra, tra cui uno insospettabile e cioè un orgoglio femminile, declinato più generalmente come orgoglio di essere una minoranza che l’ha portata a ripetere quella frase che l’ha veramente colpita. Quel “non ci vedono arrivare” ha il potere magico e taumaturgico di destare ataviche energie nascoste, numinose e potentissime, nell’inconscio del premier. È come se in una botta sola Tolkien, Tarantino, il Metal e Stephen King si fossero uniti per fare “il miracolo di una cosa sola”.