Politica

Il diritto allo sciopero è un meccanismo fine e delicato: non va abusato

Di Giuseppe Vatinno

È scontro aperto sullo sciopero di venerdì 17 proclamato da Cgil e Uil. Mentre Landini va avanti, il ministro dei Trasporti minaccia una precettazione

Sciopero generale: scontro Salvini-Landini

È veramente paradossale quello che sta avvenendo in queste ore per lo “sciopero non generale” ma di 24 ore, indetto dai sindacati e sostenuto particolarmente da Cgil e Uil. Ma rispetto al passato qualcosa è cambiato. I famosi “scioperi del venerdì” sono ora contrastati con giusta veemenza. La pacchia è finita, verrebbe da dire. L’ultimo di questa speciale tassonomia scioperistica è stato indetto per venerdì prossimo e non solo il ministro delle Infrastrutture Salvini si è opposto alle modalità ed ai contenuti, ma anche il garante è intervenuto per sentirsi rispondere “andiamo avanti”.

Si vuole mettere in ginocchio un’intera nazione per cui anche una sola giornata lavorativa persa è un problema molto serio per chi non arriva già a fine mese, non certo per i ricchi padroni del vapore sindacale che prosegue la sua navigazione nell’abbondanza. Si colpisce un diritto costituzionale garantito a tutti i cittadini –la libertà di spostamento- in nome della Costituzione stessa, non ricordando che lo stesso Giuseppe Di Vittorio, Deputato all’Assemblea Costituente ebbe a ricordare che il diritto di sciopero è un meccanismo fine e delicato che se abusato, come succede in Italia, può produrre anche effetti opposti. E così è da anni sull’opinione pubblica, stufa di dover pagare il conto di una classe sindacale privilegiata e coccolata dalla sinistra di cui rappresenta una sorta di braccio armato. Basta vedere infatti che spesso i capi sindacali finiscono in Parlamento dopo la fine del loro mandato nelle fila di partiti progressisti e il cittadino si chiede naturalmente in nome di quale accordo? Di Vittorio, tanto per fare un esempio, nel 1945 fu eletto segretario generale della Cgil e nel 1946 fu eletto Deputato all’Assemblea Costituente con il PCI nell’ottica del già citato principio dei vasi comunicanti. Oltretutto i sindacati in Italia sono fuori legge e tutti lo sanno ma nessuno fa niente. Infatti in Costituzione è previsto che pubblichino i bilanci proprio per evitare pericolose suggestioni e commistioni di cui i padri costituenti erano ben consci. Ebbene, in tanti anni, i famosi bilanci sindacali non sono mai stati pubblicati, gelosamente custoditi in qualche polveroso cassetto al riparo dagli occhi indiscreti.

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E poi c’è la presa per i fondelli del venerdì. Questi scioperi telepilotati includono sempre un giorno di ponte, in genere il venerdì ma anche il lunedì quando lorsignori decidono di andare al mare o in montagna per farsi il week end lungo, alla faccia degli operai che dovrebbero rappresentare. Ha fatto dunque bene questa volta il governo a mostrare il pugno di ferro e a resistere all’ennesima violazione e prepotenza sindacale. Maurizio Landini Cgil e Pierpaolo Bombardieri Uil vanno avanti incuranti anche dei richiami di una figura istituzionale come quella del Garante degli scioperi, evidentemente si ritengono al di sopra della legge. Salvini ha detto che se i sindacati rimarranno su queste posizioni precetterà perché la legge gli concede questo potere. Infatti il ministro dei Trasporti ha dichiarato che uno sciopero non generale non può durare una intera giornata, cioè 24 ore, ma solo quattro o cinque perché è la legge a fissare questi termini. Tuttavia Landini pare irremovibile. Le Europee sono vicine e magari ha pensato a un posticino a Bruxelles con rampa di lancio Nazareno. Il tempo passa, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

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