Scorta Saviano, Fico contro Salvini: "Chi combatte le mafie va protetto"
Il Presidente della Camera grillino prende posizione sul caso Saviano e si schiera contro l'alleato di governo. Di Maio glissa
La scorta a Roberto Saviano non si tocca, è questo che, fra le righe, senza fare nomi né cognomi il Presidente della Camera Roberto Fico manda a dire al suo alleato di governo Matteo Salvini, nonché Ministro dell'Interno.
Nella diatriba piuttosto aspra che ha visto contrapporsi il vicepremier leghista e il noto scrittore, il m5s aveva finora mantenuto un peculiare silenzio, visto l'appoggio che l'autore di Gomorra aveva dato al Movimento in diverse occasioni in passato.
Ora però quei tempi sono ormai remoti e i grillini governano con la Lega, vincolati da un contratto che non dà loro troppo spazio di manovra e che li costringe alla funambolica arte del diplomatico "bel tacer" per non scontentare l'alleato.
E tuttavia, dopo dodici ore di limbo, è Roberto Fico, capo dell'ala più ortodossa del M5s, quella di "Sinistra" per intenderci, a esternare in merito al dibattito serrato sull'opportunità o meno di mantenere la scorta a Saviano, questione sollevata da Salvini qualche giorno fa. E lo fa in un post su facebook: "L’Italia" scrive, "è il Paese che ha nel suo ventre tre fra le più grandi organizzazioni criminali internazionali: mafia, camorra, ‘ndrangheta. Tutti i cittadini, gli imprenditori e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di denunciare e opporsi alla criminalità organizzata devono essere protetti dallo Stato".
"Spero" aggiunge poi, "che al più presto questo male che rovina la vita a migliaia di persone, si infiltra nell’economia e talvolta nelle istituzioni, possa essere definitivamente sradicato, diventando così solo un brutto ricordo. In questo modo nessuno dovrà più essere scortato perché finalmente libero".
Intanto on line dilaga il video di risposta a Salvini girato da Saviano stesso, in cui quest'ultimo dà al vicepremier leghista del "buffone", del "ministro della malavita", e disquisisce di come egli si sia presentato a "chiedere i voti a Rosarno con in prima fila esponenti noti della 'Ndragheta senza minimamente accennare al cancro che affligge quelle zone, dimenticando colpevolmente le infiltrazioni delle mafie al Nord" e "i rapporti con la Lega".
Dichiarazioni forti, riguardo alle quali - a parte la presa di posizione di Fico sulla questione scorta - il m5s non ha ribattuto né proferito parola. Pressato dai cronisti, Luigi Di Maio ha glissato: "Io penso che ci dobbiamo concentrare sulle cose che stanno nel contratto, su cosa faremo per gli italiani, l'ho detto anche ai parlamentari. Ognuno dica quello che vuole ma nel tempo libero, nel tempo del lavoro ognuno deve concentrarsi sul proprio obiettivo".
In termini diversi, è il succo del monito tuonato da Di Maio alla riunione di fuoco con onorevoli e senatori grillini (fra i quali dilaga il malcontento per la gestione dell'esecutivo da parte del vicepremier pentastellato): "Basta piagnistei, dobbiamo lavorare".