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Politica
Scurati (aspirante leader Pd) si è montato la testa. Da Cacciari una lezione
Antonio Scurati

Marco Rizzo mette all'angolo l'auto lesionista Tito, giornalista di Repubblica

Curàti da Scurati, per scoprire i criptofascisti? Allora, scuratevi. A partire dall'auto lesionista Tito, giornalista di Repubblica.

L'intervista a Marco Rizzo, fatta da Tito, è davvero divertente: un vero capolavoro.

Nel preparare un'intervista a un personaggio che si vuol mettere in imbarazzo, credo che la prima regola per un giornalista che vuole apparire brillante, preparato e soprattutto efficace, sia iniziare e proseguire con domande chiare e inequivocabili, da ko. Domande che lascino l'intervistato senza vie d'uscita. Tito, affetto da scuratìa, ultima pandemia, sicuro di poter incastrare Marco Rizzo dimostrando che, se non proprio diventato criptofascista, fosse certamente colluso e collaboratore con fascisti, filofascisti e criptofascisti, ha così sparato a pallettoni ravvicinati, secondo lui a bruciapelo. "Nella sua lista, Rizzo, ci sono nomi di estrema destra..." e Rizzo, immediato e secco "Mi faccia un nome", ricambiando il colpo involontariamente "a salve" di Tito, con un proiettile ammazza cinghiali.

Sparare a salve, particolare ironia di questo caso, indica un colpo di arma da fuoco che non emette una pallottola ma solo il rumore causato dalla detonazione della polvere da sparo. Si tratta di cartucce speciali non pensate per arrecare danno. Era una forma di saluto utilizzata per accogliere una persona di stirpe reale.  Oggi le cartucce a salve, come quella sparata da Tito contro Rizzo, vengono usate per rendere onori militari o a capi di stato durante cerimonie ufficiali.

Colpito a morte dai pallettoni ammazza cinghiale, il cinghialino di Repubblica, barcollava, balbettava e Rizzo, come Mike Tyson ai tempi migliori, in cui spediva al tappeto al primo round i migliori del tempo, ma con gambe e braccia ferme e, soprattutto senza la cattiveria espressa dal volto paurosamente incattivito di Tyson, ma con aria pacata e sorridente, quasi divertita, ripeteva la domanda " Mi faccia il nome di un estremista di destra nella mia lista".  Domanda ripetuta che, nella traslazione pugilistica era l'equivalente delle raffiche di cazzottoni micidiali del mobilissimo e imbattibile Tyson.

Rifugiato all'angolo, senza rispondere alla domanda pallettone anti cinghiale, cambiava l'accusa, ridimensionandola un po': "Ha qualche progetto in comune con Alemanno?"

Rizzo, dovrebbero saperlo anche le famose capre di Sgarbi, ha, col suo partito, come obiettivo più immediato, quello di contribuire a fermare la corsa sempre più pericolosa verso la terza guerra mondiale. Per mostrare che non ha programmi in comune con Alemanno o qualche criptofascista di buon senso almeno sull'evitare la guerra mondiale, dovrebbe dichiararsi a favore della guerra?  

Come era ovvio sin dal 2015, dall'analisi di Giulietto Chiesa, bisognava superare sin da allora (figuriamo ora, a un passo dal baratro), l'appartenenza ai partiti. Perché per la drammaticità delle guerre in corso, dovrebbero esistere solo due partiti: quello che, di fatto come Fratelli d'Italia, gli altri della maggioranza e perfino il Pd, che danno un contributo a favore della guerra e quello di chi vuol fermare la corsa verso la catastrofe.

La visione distorta di Scurati, che non vede la politica aggressiva degli Usa e della Nato, lo porta a continuare la guerra contro Putin, per lui il nuovo Hitler.

Tito continuava a "fare il furbo tonto" con un'intervista ridicole e comica, da mostrare integralmente in una trasmissione con esempi comici alla Totò, e Stanlio e Ollio, Non essendo però concepita per far ridere, l'intervista spinge ad altre considerazioni... .

Dopo l'insistenza con la stupida domanda, "Ma lei, Rizzo, ha qualche programma in comune con Alemanno?", la cui risposta da parte di Rizzo era scontata, al poveretto era rimasta solo questa curiosità, per segnalarlo a Scurati: "Ma insomma, Lei conosce Alemanno? E se l'incontra, magari lo saluta pure?"  Perché, (Scurati docet ) chi non ci piace, non va considerato e, quindi, nemmeno salutato. 

Passando al serio, ancora una volta, Massimo Cacciari ha avuto il coraggio di fare affermazioni sagge e condivisibili in toto. Oggi, qual è la percentuale di italiani che rifiuta di dichiararsi antifascista, più o meno sinceramente? (proposta "geniale": si potrebbe ricorrere al siero della verità...). Si tratta, certamente di una sparuta minoranza. Ne vale la pena di fare tutto il casotto che si fa, per costringere tutti a un'affermazione più o meno ipocrita di antifascismo? Cacciari va dritto al sodo. E, a questa sua constatazione accusa, dovrebbe rispondere Scurati che, mi sembra, si sia montato molto la testa e andrà dritto dritto a fare un bel flop.  Intanto, l'aspirante guida del nuovo PD, dovrebbe rispondere a Cacciari: l'antifascismo è la foglia di fico per nascondere l'assenza di una proposta politica. Una volta che siamo tutti antifascisti, cosa facciamo concretamente per risolvere i grossi problemi che abbiamo?

Assodato che il fascismo, in ottima compagnia con altri guerrafondai, in politica estera è stato il "Male assoluto",  è stato il male assoluto anche nel rifiutare sia il mondo comunista (per come si presentava e prospettava dopo la Prima Guerra Mondiale) sia il capitalismo selvaggio realizzato negli Usa? Chi auspicava e sognava la famosa Terza via, era fascista nel senso bellico del male assoluto? Da questo punto di vista, della ricerca di una terza via, tutti gli scontenti del comunismo e del capitalismo,  che ci saranno sempre, saranno per sempre fascisti o criptofascisti?






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