Politica

Riforme, Renzi è convinto di avere 165 voti. Ma i numeri...


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Ormai è ufficiale, si va alla conta (e allo scontro). La decisione del Pd di saltare la discussione in Commissione e arrivare subito in Aula con il ddl Boschi va letta come l'intenzione di Matteo Renzi e della sua cerchia di arrivare al redde rationem. La settimana prossima, martedì o mercoledì, inizieranno le votazioni chiave sugli emedamenti in attesa di capire cosa deciderà il presidente Grasso sul delicatissimo articolo 2. Il premier, intanto, continua a mostrarsi fiducioso - come la ministra Boschi - e sicuro di avere i numeri. Non a caso nella giornata di mercoledì il premier-segretario ha incontrato Flavio Tosi assicurandosi il voto favorevole delle tre senatrici venete ex Lega ed ora fedelissime del sindaco di Verona e del suo mivimento centrista "Fare".

Renzi, che ha messo al lavoro da settimane Luca Lotti per conquistare uno ad uno i senatori, è convinto di poter contare almeno su 165 voti favorevoli, quanto basta per sconfiggere le opposizioni e la minoranza interna del Pd. Ma sul fronte opposto si parla di un margine di 10-12 voti a favore di chi vuole introdurre il Senato elettivo snaturando così il ddl Boschi. Sono tre i fronti chiave da tenere d'occhio. La sinistra dem sulla carta ha trenta voti contro il governo, ma a Palazzo Chigi e al Nazareno sono convinti che alla fine solo una quindicina voterà contro la maggioranza. Nell'Ncd, poi, ci sarebbero dodici malpancisti vicini a Quagliariello - e cioè che legano l'ok alle riforme istituzionali a una revisione dell'Italicum (punto sul quale il Pd ha già detto e ripetuto più volte di non essere d'accordo) - ma, sempre fonti renziane, spiegano che alla fine non saranno più di 4-5 (tra i quali certamente Giovanardi) a votare contro l'esecutivo.

Infine Forza Italia. In teoria, come ripetuto più volte dal capogruppo Romani, il voto sarà contro il ddl Boschi e quindi a favore degli emendamenti sul Senato elettivo, ma ambienti vicini a Palazzo Chigi spiegano che una decina di senatori azzurri, legati a Gianni Letta e quindi vicini a Dennis Verdini anche se non ancora nel suo gruppo ufficialmente, sarebbero pronti o a votare con la maggioranza o quantomeno a uscire dall'Aula al momento chiave (facilissimo trovare una scusa) per non mettere in difficoltà Renzi. Si tratta in sostanza del "partito di Mediaset", ovvero di quella fetta di Forza Italia che non vuole un'intesa con la Lega e con Salvini che è orfana del Patto del Nazareno. Staremo a vedere che cosa accadrà a Palazzo Madama e chi avrà fatto bene i conti (e chi li avrà sbagliati).