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Sgarbi: "L'indagine va estesa a tutte le incompatibilità. Farò ricorso al Tar"

di redazione politica

Il sottosegretario: "Non lo faccio per ritorsione, ma i criteri valgono per tutti". Il caso non è più solo giudiziario, ora è diventato anche politico

Sgarbi: "Meloni adesso verifichi se ci sono altre incompatibilità all'interno del governo"

Vittorio Sgarbi non molla la poltrona da sottosegretario. Il critico d'arte sceglie il contrattacco dopo l'annuncio delle dimissioni. "Non per ritorsione, ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso. E che tu (Giorgia Meloni ndr) ti faccia garante della integrità del governo quanto a possibili incompatibilità, se a me non è consentito parlare e promuovere in ogni modo l’arte e le mie idee. L’articolo 21 della Costituzione sconfessa l’Antitrust". Il contropiede di Sgarbi avviene attraverso una lettera aperta a Il Corriere della Sera, il critico d'arte annuncia il ricorso al Tar e il caso, oltre che giudiziario diventa quindi anche politico. Ma la sfida si annuncia piuttosto complessa. Sgarbi necessita assolutamente di agibilità politica, che però, non essendo stato eletto parlamentare, perderebbe dimettendosi da sottosegretario. Inoltre, in questa sua battaglia, oltre a non avere ricevuto particolare solidarietà dal centrodestra, non può più contare sul suo grande sponsor: Silvio Berlusconi.

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L’Antitrust ha lavorato per 4 mesi al "dossier Sgarbi" e alla fine, a fronte dei 17 incarichi ricoperti in contemporanea, la "sentenza" - prosegue Il Corriere - è stata drastica: Sgarbi è incompatibile con l’incarico di governo, in quanto viola la legge Frattini sul conflitto d’interessi. E lette le 60 pagine di contestazioni, più esponenti della maggioranza avevano tirato un sospiro di sollievo: "Almeno questa bega ce la siamo levata di torno", è il pensiero raccolto a taccuini chiusi. Non è chiaro se le mosse che Sgarbi aveva portato avanti finora fossero improvvisate o facessero parte di una strategia ponderata. Di fatto ora, pur ribadendo l’addio, il critico d’arte è partito al contrattacco. Prima ha evocato il dietrofront, poi ha spedito a Palazzo Chigi, con carta intestata del ministero della Cultura, una lettera combattiva in cui sfida la premier Meloni: "Se il governo, per mano di un suo ministro (ripeto: di un suo ministro), ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo (peraltro in base alla lettera anonima di un pluripregiudicato), è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri".