Politica
Sicilia, arrestato Salvatore Ferrigno: candidato Cdx. Accusa: voto di scambio
Dopo Piera lo Iacono (candidata Fdi) ennesimo arresto in Sicilia: a Ferrigno vengono contestati reati di voto di scambio elettorale-politico
Sicilia, Ferrigno avrebbe versato varie somme di denaro in cambio dell'impegno da parte del boss Lo Duca finito in carcere e di voti
La Sicilia trema alla vigilia del voto del 25 settembre: dopo il caso di Piera Lo Iacono, candidata di Fdi alle regionali, arrestata ieri con l'accusa di corruzione, un altro politico finisce in manettere: si tratta di Salvatore Ferrigno, 62 anni, nella lista dei Popolari autonomisti dell'ex governatore Raffaele Lombardo, della coalizione di centrodestra.
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Appena ieri l'arresto di una candidata di Fratelli d'Italia a Catania per corruzione. A Ferrigno, arrestato di carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dalla Dda, contestati i reati di voto di scambio elettorale politico-mafioso. In manette ache il boss Giuseppe Lo Duca e la presunta 'mediatrice' tra il candidato il capomafia, Piera Lo Iacono.
Salvatore Ferrigno, originario di Carini, ma a lungo negli Stati Uniti, soprattutto a Filadelfia dove faceva il broker assicurativo, parlamentare di Forza Italia nel 2006 per la ciroscrizione Nord e Centro America - sulla base di quanto emerso dalle intercettazioni, avrebbe versato varie somme di denaro in cambio dell'impegno da parte del boss Lo Duca finito in carcere di voti da raccogliere nella zona della provincia. Favori e denaro, dunque, secondo chi indaga, per ottenere l'eezione all'Assemblea regionale siciliana. Un copione che si ripete: anche in occasione delle elezioni comunali di Palermo della scorsa primavera, a ridosso del voto, erano stati arrestati due candidati del centrodestra per i loro rapporti con i boss per ottenere un scranno in Consiglio comunale.
Sicilia, chi è Salvatore Ferrigno, il candidato di Cdx arrestato per voto di scambio
"Sono Salvatore Ferrigno e vivo a Philadelphia, negli Stati Uniti dal 1983. Sin dal mio arrivo mi sono sempre occupato delle vicissitudini e delle istanze dei nostri connazionali all'estero. Ho deciso di candidarmi per continuare quel percorso politico a favore degli italiani che ho iniziato già parecchi anni fa'".
Così affermava a un giornale, La voce di New York, nel febbraio 2018 quando aveva tentato la rielezioni con la lista Maie. Con il sogno dichiarato di essere come Marco Polo: "Perchè con i suoi viaggi e le sue esperienze lontano dall'Italia ha arricchito la conoscenza e la cultura Italiana del suo tempo in patria". Originario di Carini, 62 anni, l'aspirante deputato regionale, e arrestato oggi, a 48 ore dal voto, dai carabinieri di Palermo per scambio elettorale politico-mafioso, insieme a un boss e una intermediaria, nel 2003 è stato fra i fondatori dell'Associazione Azzurri nel Mondo of California e nel 2006 è stato eletto parlamentare nazionale con FI nella circoscrizione estera per il Nord e Centro America, divenendo componente della commissione Difesa della Camera.
Broker assicurativo a Filadelfia, nel 2008, lo aveva voluto con se' l'allora governatore Raffaele Lombardo, con l'incarico di consulente per i rapporti tra la Regione e i siciliani all'estero. E adesso nella lista dell'ex presidente, Popolari e autonomisti, era in corsa pe runo scranno all'Assemblea regionale siciliana.
"Il problema più grave che l'Italia si trova oggi ad affrontare, diceva allora alla testata, è l'assoluta impreparazione nell'affrontare il problema dell'immigrazione clandestina che insieme all'esagerata burocrazia e ad una classe politica sempre piu' improvvisata, impreparata e spesso anche corrotta e' incapace a dare risposta alle necessita' degli Italiani sia in Italia che all'estero".
Secondo lui si tratta soprattutto di "aiutare economicamente i nostri giovani sia che essi vivano all'estero che in Italia. Il nostro stato deve investire di piu' sulla formazione come anche sulla ricerca per avere le nostre future generazioni in grado di competere nel mondo". "Il cambiamento è adesso. Coraggio, cominciamo", "Per la difesa e il riscatto della nostra terra", erano adesso gli slogan della campagna di Ferrigno che avrebbe, secondo chi indaga, dato soldi al boss Giuseppe Lo Duca, in cambio di un impegno per raccogliere voti.
Ma sin da allora, da tempi di quella intervista, ammetteva: "Negli ultimi anni il nostro modo di fare politica si è molto degradato e ha portato in parlamento persone perfettamente ignoranti che hanno solo dato prova della loro impreparazione, inesperienza e assenza di responsabilità che ci ha fatto indignare e vergognare agli occhi del mondo intero".