Politica

Siri: “Patto con Di Maio: mio pc a disposizione, ma poi subito al voto"

Andrea Lorusso

Il senatore leghista Armando Siri, dopo un lungo silenzio e dopo gli attacchi che arrivano da “Il Blog delle Stelle” è pronto a fare un patto con Di Maio

I 5 Stelle nell’attaccare Salvini per avere staccato la spina al Governo cercano sponda in qualsiasi argomento, qualsiasi ricostruzione, addirittura fanno propria la posizione de “Il Fatto Quotidiano” che in alcune analisi degli scorsi giorni imputavano, tra i motivi della rottura, la perquisizione al pc di Siri, che avrebbe potuto svelare chissà quale strano arcano e trama di potere.

Lo stesso Senatore Siri questa mattina in un post ironico su Facebook ha stroncato i grillini: “Ho scoperto grazie alle agenzie di stampa ed alla narrazione 5 Stelle, di avere il PC più ricercato e famoso d'Italia. Dentro segreti indicibili, rubli, mafia, rapporti secretati sui sovranisti. Io, per ora, ho solo scoperto che la licenza Office è scaduta.”

Da qui però nelle ore successive verga una lunga riflessione inedita ed esclusiva per i lettori di Affari, ma soprattutto, per un principio di lealtà e correttezza Istituzionale. La stessa correttezza che in queste ore il Presidente Conte rinfaccia di non possedere all’ex alleato Salvini.

“Sono disposto a fare un patto con Di Maio, io gli consegno i miei computer e lui in cambio permette agli italiani di andare a VOTARE SUBITO.” Così Siri allontana i veleni sul suo conto: “I miei computer sono a disposizione anche domani mattina. Non ho niente da nascondere. Non ho niente a che fare con la mafia, con i rubli, con pseudo complotti sovranisti e altre scemenze di questo tipo. Siamo al ridicolo di chi non ha argomenti seri da utilizzare e cerca del becero gossip.”

Togliendosi finalmente qualche sassolino dalla scarpa in merito al travaso di bile degli ultimi mesi: “Chi fa le indagini è giusto che abbia tutti gli strumenti per fare chiarezza su qualunque genere di sospetto, in tempi i più veloci possibili. Perché fino adesso tutta questa campagna diffamatoria, che purtroppo dura da mesi, si regge solo su congetture prive di ogni connessione con la realtà. Siamo in un Paese in cui si può inventare una storia, anche la più infamante, appiccicarla addosso all’avversario politico di turno e il gioco è fatto. Se poi non è vero nulla, tutti rimarranno impuniti. È questo un Paese civile?”

Nel frattempo ci sono i cosiddetti puristi della legge, quelli che a parole invocano l’imparzialità e l’autonomia della Magistratura, ma di fatto la strumentalizzano per il proprio tornaconto politico:

“Questi che calunniano e diffamano sia nella pubblica piazza sia a mezzo stampa, sono quelli che invocano il rispetto per la magistratura. Ma questo modo di agire non rispetta affatto la magistratura perché queste persone dovrebbero sapere che i processi si fanno in tribunale dinnanzi ai giudici, e non in piazza o sui giornali. Quella è solo gogna preventiva. Una volta funzionava. Tra quelli che sono stati presi di mira in passato qualcuno si è ucciso o si è ammalato. Vite distrutte di persone innocenti messe sulla graticola nel tentativo di invalidare l’avversario e con il solo gusto di provocare dolore e sofferenza.”

L’unica colpa che riesce ad attribuirsi l’ex Sottosegretario Siri? Quella di essere in questo momento storico di fianco a Matteo Salvini e contestualmente, l’avere osato una battaglia rivoluzionaria per un radicale cambio di paradigma fiscale nel nostro Paese, con l’introduzione della famigerata tassa piatta, che ancora una volta, a causa di possibili intese e tresche di Palazzo M5S-PD, potrebbe slittare:

“Io sono tranquillo, ho sempre agito nel rispetto della legge, delle istituzioni e del mio ruolo. L’unica colpa che ho per i miei detrattori è essere al fianco di Matteo Salvini in una battaglia giusta per la crescita, lo sviluppo e il progresso economico, sociale e civile del Paese. Una battaglia che ha tra le sue bandiere principali l’introduzione di una Flat Tax al 15% che darebbe una spinta ai consumi, alla produzione e al lavoro, facendo tornare l’Italia tra i protagonisti industriali del mondo. Non ho nulla da temere da un processo giusto qualora si decidesse di farlo, ma trovo assolutamente ingiusta e disgustosa questa campagna strumentale di delegittimazione preventiva.”