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Politica
Tagli al cinema, Sorrentino attacca Sangiuliano con il "ricatto occupazionale"
Paolo Sorrentino e Gennaro Sangiuliano

Sorrentino senza freni contro il ministro Sangiuliano

Il mondo del cinema era entrato in agitazione per un articolo di Domani che aveva reso nota una lettera del ministro Sangiuliano al ministro dell’Economia Giorgetti in cui, secondo quanto scritto, avrebbe messo a disposizione un taglio di 100 milioni di euro per il settore. La sottosegretaria Lucia Bergonzoni aveva già chiarito che il taglio sarebbe stato più contenuto.

Ma questo non era bastato al regista premio Oscar Paolo Sorrentino che aveva subito attaccato il ministro Sangiuliano: “In tanti anni non si era mai visto. Ti chiedono di tagliare 50 e tu rispondi no, per favore, tagliatemene 100: mi pare una posizione stravagante, miope e senza alcuna logica poiché slegata sia dalla protezione della cultura, sia soprattutto dal valore economico”.

E poi ancora, spostando la polemica sul piano ideologico: “Io, per trovare maestranze che lavorino per me, devo fare i salti mortali. Perché nel cinema, forse il ministro dovrebbe saperlo, non esistono solo i famosi quattro registi di sinistra che, appunto, sono solo quattro. Tutto il resto, altre 200mila persone votano a destra, a sinistra e al centro. Quindi, se la si vuole intendere come una punizione nei confronti di qualcuno, mi sembra un grande autogol”.

Il solito motivo del “ricatto occupazionale” con cui la Fiat degli Agnelli ha campato di sussidi pubblici per decenni e poi i registi di sinistra non sono “solo quattro” ma moltitudine. La discesa in campo di un pezzo da novanta come l’autore de “La grande bellezza” aveva alzato il livello della polemica e così è sceso in campo anche Francesco Rutelli, presidente dell’Anica, che però ha saggiamente gettato acqua sul fuoco: "Fondamentale l'incontro dei rappresentanti delle associazioni con il ministro, in cui si è parlato delle ripercussioni sulla filiera, il taglio sarà proporzionato a quello degli altri settori, molto più contenuto e in linea con quello degli altri ministeri”.

E poi ancora: "La preoccupazione, anche grazie al dialogo che c'è stato con il ministro e con la sottosegretaria Borgonzoni, mi sembra che sia rientrata in un quadro fisiologico. Serve che le risorse abbiano efficacia ma anche stabilità e certezza per chi vuole investire".

Quindi pare che sia tutto rientrato. Insomma il solito polverone all’italiana, per di più in salsa ideologica. Infatti non si può nascondere che i cosiddetti “finanziamenti a pioggia” non siano certo la strategia migliore per finanziare il cinema, perché insieme a capolavori, come appunto “La grande bellezza”, vengono poi finanziati registi semisconosciuti che fanno filmetti da sala parrocchiale che vedono solo loro e i loro cari. E non è un caso che questi film pallosissimi, del genere delle “parrucchiere della Loira in calore”, siano fatti proprio da registi di sinistra che hanno una sorta di imprimatur culturale sul cinema italiano.

Storie lagnose che competono con il mercato dei tranquillanti per addormentare le poche famigliole, appunto i parenti del regista, che sono costrette ad andarle a vedere. Il cinema è una industria come un’altra e ha bisogno di pubblico, tanto pubblico pagante e pure contento di quello che vede rappresentato. Magari questi soldi per i filmetti radical chic risparmiamoli per il sociale o per mettere a posto le buche delle strade. Le parrucchiere della Loira e il popolo italiano ringrazierebbero.

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