Politica

Terremoto, Lega e M5S fuori dai giochi. La ricostruzione a Pd e Chiesa

Antonio Amorosi

Terremoto centro Italia. In alcune aree ci sono ancora le macerie. Dimenticato l'imprenditore che voleva toglierle gratis. Trattative per il nuovo Commissario

Quando un Paese è ad alto pericolo sismico uno dei business più potenti si chiama terremoto. Morti e sofferenza si dimenticano perché portano grandi affari. E più i tempi si dilatano, per burocrazia di norme, conflitti tra enti, incompetenza, stupidità, ecc., più si gode. Questi principi ovviamente non valgono per coloro che hanno perso i propri cari e gli averi e che se sono rimasti vivi continuano a deambulare come sonnambuli nel tentativo di ricostruirsi una vita.

Un anno fa chi scrive raccontò dell'imprenditore calabrese Gaetano Saffioti che dopo i crolli si era offerto di rimuovere gratuitamente, a sue spese e in poco tempo, tutte le macerie del terremoto del centro Italia, senza ottenere risposta dalle istituzioni. La storia finì su Rai Uno con tanta indignazione, altre belle promesse e poca sostanza. E' spettacolo, non è la realtà. 

 

In Italia i problemi che si possono risolvere in poche settimane devono attendere anni. Come i 120 mezzi di Saffioti, tra escavatrici, pale meccaniche e ruspe, che sono ancora lì ad aspettare (ora costruiscono i padiglioni Expo di Dubai e lo stadio di Doha in Qatar). Aspettano come un parte delle macerie del centro Italia. 

 

Ma dopo più di 2 anni ancora siamo alla rimozione delle macerie? 

Poche ore fa il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci, ha commentato così la nomina del possibile nuovo Commissario del terremoto che andrà a sostituire Paola De Micheli del Pd: “Facciano loro (riferendosi al governo, ndr). Basta che il Commissario arrivi in fretta e ci porti via tutte le macerie”. Ebbene sì, in una parte delle aree terremotate ci sono ancora a macchia di leopardo macerie. Oltre Arquata potete ammirare qui quelle di Montegallo, Comune all'interno dei monti Sibilini e in provincia di Ascoli Piceno. 

terremoto marche centro Italia
 

Nelle settimane scorse sembrava che la nomina del Commissario ricadesse sull'ex capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. Curcio si è già occupato del terremoto così come della valanga di Rigopiano. Ma presto la sua nomina è tramontata.

Così è spuntata quella possibile dell'ingegner Gianfranco Ruffini, tecnico vicino agli ambienti della Curia marchigiana ma non solo. La consorte di Ruffini, Loredana Riccio, è dirigente amministrativo nel settore sanitario delle Marche ed è stata assessore alla sanità in quota Ds-Pd dal 2005 al 2012, oltre che consigliere  provinciale per alcuni anni e comunale di Tolentino fino al 2017. Ruffini ha già ricoperto un incarico importante all’interno dell’attuale ricostruzione post-sisma, come responsabile del patrimonio culturale e monumentale per la Chiesa nell’area marchigiana, oltre ad avere assolto incarichi prestigiosi sempre per gli ecclesiastici, come quello di redigere il Programma operativo del Grande Giubileo del 2000.

Nelle ultime ore si è fatto anche il nome di Guido Perosino, altro tecnico apprezzato dagli ambienti della sinistra maceratese, con laurea in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Torino e amministratore unico della Quadrilatero Marche Umbria s.p.a., società pubblica di progetto controllata da Anas s.p.a., oltre che docente presso l'Istituto Adriano Olivetti (Istao) di Ancona.

Tutti ottimi tecnici ma forse non così affini al governo del cambiamento giallo-verde del M5S e della Lega. La situazione però non è semplice, con tutte le quattro regioni colpite (Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo) a guida Pd e la pressione dei costruttori edili più potenti della regione principe, le Marche (la più colpita), che non si è fatta attendere sulla compagine di governo. Si capirà presto se la nomina del commissario del terremoto sarà in continuità col passato o una rottura, per accelerare tempi, procedure e sistemi. Il Commissario per la ricostruzione gestisce una partita economica di diversi miliardi di euro.

Intanto, vista la situazione di stallo, si è fatto avanti anche l'ex consigliere regionale di FI delle Marche Umberto Trenta, che per sbloccarla vorrebbe interessare direttamente il primo ministro Giuseppe Conte. 

Il consigliere, per scavalcare burocrazie e normative dissimili che rallentano un'uniformità di intervento nella aree distrutte delle varie regioni, ha dato vita al progetto M.U.L.A (Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo). L'idea sarebbe quella di creare un ‘distretto produttivo’ che coinvolga tre dei maggiori Comuni colpite dal Terremoto del 2016, Arquata del Tronto, Amatrice, Accumuli, più Norcia, in Umbria, e Valle Castellana, in Abruzzo, per far ripartire le zone ferite dal sisma ed evitarne la desertificazione, puntando su risorse agro-silvo-pastorali. 

Intanto a Roma le trattative restano febbrili. Per decidere chi prenderà le redini del terremoto nel centro Italia non c'è più tempo. In attesa del responso le macerie restano ancora là, preparandosi ad un'altro entusiasmante inverno.

 

Gaetano Saffiori ad Affaritaliani: “Nessuno mi ha chiamato. Nulla è cambiato e credo nulla cambierà, in un Paese dove la normalità è utopia”.