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Politica
Un Paese fondato... sulle fondazioni. Perché la politica non sa farne a meno

Chi è senza fondazione scagli la prima pietra. I casi di cronaca riguardanti la Fondazione Open di Matteo Renzi e la Fondazione Change di Giovanni Toti possono essere solo la punta dell’iceberg? In teoria sì, visto che il fenomeno delle fondazioni politiche è enormemente diffuso nello scenario della politica italiana, ma la questione va analizzata più in profondità. Il susseguirsi di notizie riguardanti inchieste sulle fondazioni potrebbero indurre a considerarle come qualcosa di torbido, nate allo scopo di realizzare manovre poco commendevoli. Ovviamente non è così: al netto di eventuali illeciti che dovranno essere provati caso per caso dalla magistratura, lo strumento della fondazione è, al contrario, molto utile per scopi assolutamente meritevoli.

A cosa servono le fondazioni

Nel nostro ordinamento, le fondazioni sono enti dotati di personalità giuridica privata, che nascono al fine di gestire un patrimonio per perseguire precisi scopi di utilità sociale. Ad esempio, sono fondazioni istituzioni caritatevoli molto note ed apprezzate come il Pane Quotidiano e il Banco Alimentare, che hanno come scopo la fornitura di cibo agli indigenti, la Sacra Famiglia, che si occupa di disabilità, o anche la neonata Fondazione Fatto Quotidiano, che l’omonima testata utilizza per sostenere analoghe iniziative di solidarietà. Tutto più che lecito, quindi, ed anche nobile. Lo stesso vale per fondazioni con diversi scopi sociali, quali ad esempio quelle che portano il nome di italiani illustri come Giovanni Agnelli (ricerca in campo sociale), Franco Zeffirelli (patrimonio artistico) o Luigi Einaudi (ricerca culturale). Oppure quelle che nascono come emanazione di aziende con scopo di lucro quali Telecom (inclusione sociale), Pirelli (patrimonio storico e cultura d’impresa) o Cariplo (attività filantropiche). Un quadro variegato e ricco soprattutto sul piano umano, che certamente non merita di essere assimilato a chi dietro agli scopi di facciata nasconde interessi inconfessabili.

Le fondazioni e il centrosinistra

Altrettanto nutrita è la lista delle fondazioni collegate alla politica, di ogni orientamento. Perché ce ne sono così tante? Certamente fondazioni, associazioni e think-tank rappresentano strumenti preziosi per tessere relazioni trasversali tra diversi schieramenti politici, nonché tra la politica e mondi contigui (come l’informazione o l’imprenditoria), ma anche per stimolare dibattiti e riflessioni di ampio respiro, che non abbiano un’immediata corrispondenza nell’interesse elettorale immeditato. È quest’ultimo, ad esempio, lo scopo del Forum Disuguaglianze e Diversità che ha in Fabrizio Barca il suo punto di riferimento, ma che parla all’area progressista nel suo complesso, senza essere strettamente vincolato dalle logiche interne al Pd. Altre fondazioni di riferimento del centrosinistra sono Italianieuropei, presieduta da Massimo D’Alema, Dems - Democrazia Europa Società, sovrapponibile alla corrente del ministro Dem Andrea Orlando, che tuttavia fa parte anche di Transizione Ecologica Solidale, e Meridione Italia, costituita intorno a un manifesto promosso dall’ex ministro Claudio De Vincenti.

Fondazioni di centrodestra e trasversali

Le fondazioni proliferano anche fuori dal campo del centrosinistra. Dai ministri forzisti Mara Carfagna e Renato Brunetta sono nate, rispettivamente, Siamo Voce libera e Free Foundation. Farefuturo ha invece preso forma nell’alveo di Fratelli d’Italia ed è presieduta dal senatore Adolfo Urso, mentre l’Associazione Rousseau è stata per molti anni lo strumento partecipativo del Movimento Cinque Stelle, fino a quando Davide Casaleggio e Giuseppe Conte non hanno deciso di separare le proprie strade. Ci sono poi diverse fondazioni che non hanno una collocazione partitica precisa, ma anzi si basano proprio su una vocazione trasversale, anche al di fuori dell’ambito politico. Tra le più note ci sono Italia-USA, fondata dal giornalista Corrado Maria Daclon, e l’Aspen Institute, nel cui comitato direttivo c’è un lunghissimo elenco di politici (tra cui Giuliano Amato, Gianni Letta, Giulio Tremonti e Romano Prodi), giornalisti (Lucia Annunziata e Paolo Mieli) ed esponenti del mondo imprenditoriale (Emma Marcegaglia, Luigi Gubitosi e Marco Tronchetti Provera). Altrettanto polifonica è la Fondazione Vedrò: sebbene sia nata per iniziativa di Enrico Letta, ha visto nel tempo la partecipazione anche di esponenti di altri partiti come Angelino Alfano, Maurizio Lupi e Nunzia De Girolamo. Tutti e tre, insieme ad Orlando del Pd, facevano parte del Governo presieduto dall’attuale segretario Dem nel 2013/14.

Il tema caldo del finanziamento alla politica

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