Politica
Urne e taglio parlamentari, da Gigino a Boschi: chi rischia di essere trombato
La riduzione del numero dei parlamentari disegna un futuro di stenti e sacrifici per gli attuali onorevoli e senatori. Tra "sommersi" e "trombati": l'analisi
Crisi di governo, la stragrande masnada di eletti M5S sopravviveva con lavoretti alla bell’e meglio: e ora cosa faranno?
L’attuale Parlamento, in verità principalmente i Cinque Stelle, assomigliano un po’ a quel tale che si tagliò gli attribuiti per fare dispetto alla moglie. Infatti la riduzione del numero dei parlamentari disegna un futuro di stenti e sacrifici per gli attuali onorevoli e senatori.
Intanto cominciamo col dire che la maggior parte di loro, i rappresentanti del popolo italiano, non hanno né arte né parte, nel senso che prima di entrare nelle Sacre Stanze erano degli emeriti sconosciuti, la maggioranza sopravviveva di lavoretti e di stenti, altri fissavano malinconici il soffitto o ciondolavano per i bar della penisola.
Ad esempio l’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ribattezzato recentemente da Beppe Grillo, “Gigino ‘a cartelletta”, faceva il bibitaro allo stadio San Paolo di Napoli ed ora si dice sia a pietire un seggio col Pd, che peraltro è un partito che ha sempre odiato cordialmente ricambiato.
Un altro, Roberto Fico, Presidente del Senato, faceva l’importatore di tappeti dal Marocco e l’operatore di call center (con tutto il rispetto naturalmente). La stragrande masnada di eletti M5S sopravviveva con lavoretti alla bell’e meglio, con preponderanza di “informatici”, che non si sa bene quello che vuole dire.
Poi c’erano gli evoluti come Danilo Toninelli ministro delle Infrastrutture che faceva il liquidatore di sinistri in una assicurazione, Paola Taverna, la “pasionaria de Roma Est” stava all’accettazione liquidi organici di un laboratorio di analisi extra raccordo anulare, Alfonso Bonafede la sfangava come avvocato e già siamo sull’Olimpo.
I Cinque Stelle hanno anche, come sovrapprezzo, il fatto che hanno il limite di due mandati parlamentari e la maggioranza dei fondatori è fuori gioco per la rielezione. Infatti, ora col taglio da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori sono fringuelli acidi, come diceva il grande Tomas Milian.
La lotta si fa dura per i troppo buoni. Ma non ci sono solo i pentastellati. L’ex ministra Teresa Bellanova, ad esempio, tornerà ad occuparsi di pomodori? E Mara Carfagna, poveretta, che farà? Tornerà a Colorado Cafè a fare le televendite? Ma soprattutto lei, la divina, la magnifica, la cocca del cocco, la mitica Lady Etruria, al secolo Maria Elena Boschi, che fine farà?
Lo spettro del ritorno all’avvocatura, ed è fortunata anch’essa ad avere un lavoro serio, la terrorizza. Già si immagina in toga paludata, accaldata, sensualmente sudata, girare per procure e tribunali dietro clienti impossibili che la sferzano con una certa sadica soddisfazione. Vuoi mettere avere al tuo servizio una ex deputata eppure Ministra, che ti deve obbedienza in cambio della vile pecunia?
Terribile vero? Eppure questo rischiano i deputati della XVIII legislatura che si sono tagliati da soli i gioielli di famiglia in nome del Santo Graal del populismo. Ci pensate che ogni volta che chiameremo un call center e ci lamenteremo di qualcosa che non va potremmo avere l’onore di avere dall’altra parte del telefono un ex onorevole riciclato/a?
“Risponde l’operatore 22456”. “Buonasera, so’ Paola de TorPignatta, me dica”, si sente rispondere in un forte accento romanesco. “Ma lei mi pare di conoscerla…, ha recitato forse in un film con Bombolo?” “Aspetti aspetti…ma lei non è la vicepresidente del Senato della Repubblica italiana?”, “Paola Osteria” mi pare. “No cittadino, so’ ‘a Taverna”. “Ah ecco!” Come si dice a Roma, “so’ soddisfazioni” …