Politica
Vietato pubblicare gli atti degli arresti: ok a legge coi voti di Iv e Azione
Stampa, accuse dalle opposizioni: "Legge bavaglio del governo". De Raho (M5s): "È il medioevo dei diritti"
Libertà di stampa, la nuova legge del governo Meloni. Il segreto fino al processo
Il governo Meloni fa un giro di vite sulla stampa: d'ora in poi sarà vietato pubblicare gli atti degli arresti. L'emendamento di Enrico Costa di Azione è stato votato ieri alla Camera, con il consenso di tutta la maggioranza e l'ex Terzo Polo, Renzi e Calenda si schierano con l'esecutivo. Con questa nuova legge - si legge su Repubblica - l'atto con cui i giudici formalizzano una misura cautelare, su richiesta dei pubblici ministeri non si potrà più pubblicare sui giornali. Lì dentro c’è tutta la storia di arresti, interrogatori, intercettazioni, perquisizioni, i nomi di chi finisce dentro e di chi è solo indagato. È il libro di un caso giudiziario con il racconto dei fatti e delle prove. Finora pubblicabile. D’ora in poi segreto fino al processo. Il "bavaglio" diventa legge. La cronaca giudiziaria perde la sua "carta" più importante.
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Le procure diventano mute. Fino al processo - prosegue Repubblica - tutto sarà segreto. Se l'obiettivo di Nordio sembrava il divieto di pubblicare le intercettazioni, ora diventa segreto il contenitore. Si schiera subito contro, con parole durissime, l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho, oggi deputato di M5S, "perché la misura cautelare non è fondata sulla colpevolezza, ma sugli indizi". Quindi la presunzione d’innocenza è tutelata. "Perché non si vuole rendere pubblico che esistono persone corrotte e appartenenti alla borghesia mafiosa? Così s’impedisce il diritto all'informazione garantito dalla Costituzione. È la giustizia classista del governo Meloni che riporta l'Italia nel medioevo dei diritti". M5S tenta un ostruzionismo, ma il vice presidente Giorgio Mulè chiude la seduta in un battibaleno. È fatta, è Costa può dire: "È una norma di civiltà contro il marketing giudiziario".