Politica

Zoccano, dal M5s a Vox Italia di Fusaro: “Disabili? Il governo non fa nulla"

Alberto Ortis

Quarantasette anni, triestino, sposato padre di due figli, primo sottosegretario non vedente nella storia della Repubblica Italiana, Vincenzo Zoccano, una vita dedicata alla difesa delle persone con disabilità e delle loro famiglie, approda a Vox Italia, dopo una lunga e significativa esperienza politica tra le fila del Movimento Cinque Stelle.

Zoccano, anche lei folgorato dal pensiero di Diego Fusaro?

Diciamo, più correttamente, che sono stato folgorato dai contenuti del manifesto programmatico di Vox Italia, ispirato appunto da Diego. Penso si tratti della migliore ricetta politica per il futuro del paese disponibile in questo momento.

Come si articolerà questo suo nuovo impegno politico?

Mi è stato chiesto di far parte della Direzione Nazionale del Partito. Avrò deleghe specifiche, che poi attengono a ciò di cui mi occupo da sempre: disabilità, welfare, famiglia. Il sistema dei diritti sociali dei cittadini sono un patrimonio del paese che Vox Italia intende tutelare e sono convinto possa farlo assai meglio della Sinistra, che spesso tenta di accaparrarseli. Si tratta, al contrario, di tematiche che non hanno colore politico, ma hanno bisogno di percorsi efficaci affinchè siano efficacemente affrontate.

Come?

Tutti i cittadini devono davvero essere considerati pari agli altri, anche quelli più fragili. In questo ambito penso di aver accumulato una discreta esperienza: non solo quella vissuta nel governo, ma anche quella portata avanti con la Consulta Regionale Disabili del Friuli Venezia Giulia, che, ricordo, è un unicum in Italia, perchè esprime pareri vincolanti su tutti gli atti della Regione. Nella mia azione politica farò tesoro anche del mio impegno nella direzione nazionale della Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, nonché nel Forum Italiano Disabilità, particolarmente importante in quanto curando i rapporti a livello internazionale con organizzazioni analoghe di altri paesi offre un quadro completo dello stato dell’arte.

Come si colloca l’Italia a livello internazionale sul piano della difesa dei diritti delle persone con disabilità?

Purtroppo è ancora molto indietro. Ad esempio la convenzione dell’ONU in materia è stata recepita nel nostro ordinamento, ma è ampiamente disattesa, anche a livello normativo.

Quali sono allora le priorità da mettere in campo?

Innanzitutto diciamo che non c’è bisogno solo di assistenzialismo e di protezione, ma di un serio investimento nell’inclusione sociale. Ci vuole un cambio di paradigma costruito su tre assi: lavoro, formazione e, appunto, inclusione.

In concreto?

Tre sono i punti principali: ripristinare il Ministero della Disabilità e le figure politiche ad esso correlate; raddoppiare le pensioni di validità; creare in tutte le Regioni italiane una consulta per le persone con disabilità sul modello di quella del Friuli Venezia Giulia. Da questi punti dovrebbe discendere un riordino normativo complessivo.

Di che tipo?

Innanzitutto va riconosciuto il ruolo dei caregiver familiari, anche da un punto di vista economico. Vanno aggiornate e migliorate la legge 104/92, per una maggiore semplificazione amministrativa, e la legge 68/99, per sviluppare modelli occupazionali per valorizzare le abilità residue. Infine va molto migliorata la mobilità e l’accessibilità, soprattutto nei luoghi di istruzione e di lavoro.

L’attuale governo si sta impegnando in questo senso?

Non sta facendo assolutamente nulla. Complica le cose, aumentando la burocrazia. E anche in questa fase di emergenza è stato fatto ben poco per i disabili. Fuori dal palazzo la gente soffre, ma la politica non è sintonizzata con i problemi dei cittadini: i centri diurni sono chiusi e la didattica a distanza è del tutto inadeguata, soprattutto per gli studenti con disabilità.

Solo questo?

Il disastro è stata la soppressione del Ministero. Oggi le deleghe sono in capo al Presidente del Consiglio, che di fatto però non se ne occupa minimamente.

Luci e ombre della sua esperienza nel governo Conte I?

Non ho rimpianti, non rinnego nulla, ma c’è bisogno di un nuovo impulso. Eravamo arrivati a un passo dalla realizzazione di un piano pluriennale che in cinque anni doveva portare a raddoppiare l’assegno di invalidità assieme all’INPS e al suo presidente Pasquale Tridico. Purtroppo, poi, il governo è caduto e non se n’è fatto più niente e dopo l’emergenza Covid tutto sarà più difficile. Ma con Vox riprenderemo la battaglia.