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Quando le montagne cantano: la storia del Vietnam nell’epopea di una famiglia

Editrice Nord ha tradotto e pubblicato in Italia quello che può essere considerato uno dei romanzi più belli, toccanti e interessanti degli ultimi anni, tanto inatteso quanto apprezzato da pubblico e critica. “Nguyen ha il talento di trasportare i lettori in un mondo lontano in cui vorranno tornare anche dopo aver girato l’ultima pagina”, scrive il Library Journal. E ha ragione, perché nonostante questa vicenda sia profondamente intrisa di sofferenza, ci si affeziona così tanto ai personaggi da voler restare con loro, per confortarli delle ferite ricevute o anche solo per bere un tè in una pagoda.

Tre sono le donne centrali del romanzo. La prima è la nonna Diêu Lan, la quale narra le vicissitudini della famiglia dagli anni Cinquanta, quando sono ancora ricchi proprietari terrieri che non conoscono la povertà né i patimenti: sarà lei la vera eroina del libro, una lottatrice che riuscirà mille volte a rialzarsi, nonostante la vita le farà lo sgambetto tante, troppe volte. La seconda figura femminile di rilievo è Ngoc, la madre di Huong, un medico che sceglie di partire per il fronte nella convinzione di aiutare il proprio Paese: ciò che vivrà, gli orrori a cui assisterà e le violenze che subirà la trasformeranno però in un’altra persona, il fantasma di sé stessa che non troverà mai più la pace interiore. Infine Huong – chiamata affettuosamente dalla nonna Guava – è la bambina alter ego dell’autrice: di fatto vive in prima persona solo la guerra del Vietnam nella capitale Hanoi, devastata dai bombardamenti; è però un personaggio fondamentale nel romanzo poiché rappresenta la speranza, la rinascita e il superamento dei conflitti tra individui di ideologie diverse.

Scrive l’autrice attraverso le parole di Huong a proposito della tanto attesa fine della guerra: “Ripensandoci adesso, vorrei che allora avessi compreso a pieno il significato di quel giorno. Segnò la fine di un bagno di sangue che aveva piagato il nostro Paese per quasi vent’anni, portandosi via tre milioni di persone e lasciando altri milioni ancora senza una casa, con traumi e con ferite tremendi. Una volta lessi un articolo sulle bombe che erano state sganciate durante la guerra, e i numeri m’impressionarono: sette milioni di tonnellate. Eppure, nel giorno in cui la guerra finì, io e la nonna non festeggiammo. Per noi la pace sarebbe davvero arrivata solo quando tutti i nostri cari fossero tornati”.

Sono molti i personaggi coinvolti in qualche modo facenti parte della famiglia e ognuno ha la propria storia, una personalità ben delineata e un destino da affrontare. Tuttavia, oltre al Napalm, alla carestia, alla riforma agraria contro i proprietari terrieri, all’invasione francese e poi giapponese, alle bombe degli americani e alla totale distruzione di un Paese che aveva sempre vissuto in pace, Quando le montagne cantano è anche una finestra aperta sulle tradizioni e i costumi di un popolo ancora troppo poco conosciuto: dal rito di omaggiare i defunti sugli altari ai fiori di loto ai lati delle strade, dalla dieta basata prevalentemente sul riso e sul pesce alle feste convenzionali festeggiate in famiglia.

In questo bellissimo romanzo pubblicato da Editrice Nord, consigliato per l’intensità emotiva e la verità storica in esso contenuta, il messaggio forse più significativo che resta al lettore è il superamento delle ostilità, il perdono del nemico e la volontà di mettere da parte il rancore, l’odio, la vendetta per andare avanti in pace. Solo così l’essere umano sarà in grado di progredire e di evolversi, rompendo il circolo vizioso della violenza, che quasi sempre porta ad altra violenza.

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