Pillole d'Europa

CALRE E REGIONI IN RETE, SALUTE MENTALE, SMART WORKING

Boschiero Cinzia

PER STARE MEGLIO COME CITTADINI  EUROPEI  E  CONOSCERE DIRITTI E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI 

In questa rubrica notizie flash sulle normative europee e internazionali, notizie internazionali ed europee utili e pratiche per la vita di tutti i giorni. E’ attivo  un servizio di “A domanda, risposta” su bandi, agevolazioni, finanziamenti europei , borse di studio e di ricerca nazionali, regionali e locali per i lettori di Affaritaliani. Per richieste di informazioni sui bandi scrivete a cinziaboschiero@gmail.com – oppure alla  e-mail: dialogoconleuropa@gmail.com

Domanda: ci sono dei progetti di cooperazione tra regioni europee per aiuti più mirati a famiglie, indigenti e imprese in questo periodo difficile a livello europeo? Giulia Fusco

Risposta: sì. Di recente alla Conferenza delle Assemblee Legislative delle Regioni d’Europa (Conference of European Regional Legislative Assemblies CALRE -https://www.calrenet.eu/ ) riunitasi a Oviedo, capoluogo della regione spagnola delle Asturie i rappresentanti  dei parlamenti regionali europei  si sono riuniti in occasione del 25° anniversario della firma della Dichiarazione di Oviedo che aveva dato vita nell’ottobre del 1997 alla CARLE, cui oggi aderiscono 72 Regioni d’Europa ed è stato ribadito l’impegno a interventi più vicini a famiglie, imprese  e terzo settore, come ha spiegato il vicepresidente della Lombardia Carlo Borghetti che ha proposto di dare stabilità ai lavori della CARLE costituendo una sede stabile e un dialogo diretto tra CALRE, Parlamento europeo, COR, Comitato europeo delle Regioni con una modalità di lavoro più coordinato.  Inoltre tra le altre realtà e iniziative regionali europee si segnala che l’Emilia-Romagna è tra le 63 Regioni europee che insieme a sette  città (tra cui Bologna) e quattro Stati membri, è stata selezionata per il progetto pilota europeo Partenariati per l'Innovazione Regionale (Pilot action on partnerships for regional innovation PRI), promosso congiuntamente dal Comitato delle Regioni e dal Joint research centre (JRC) della Commissione Europea per migliorare il coordinamento delle politiche di ricerca e innovazione regionali, nazionali ed europee per attuare la transizione verde e digitale. Mentre per gli indigenti c’è il Programma Operativo I relativo al Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), approvato dalla Commissione Europea al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che aveva già stanziato ad esempio per il periodo 2014-2020 circa 789 milioni di euro per attuare sul territorio nazionale una serie di interventi a favore di persone in condizioni di grave deprivazione materiale. Tra alcuni dei progetti a favore della famiglia già cofinanziati da fondi europei citiamo ad esempio il progetto  promosso e finanziato nell'ambito di un avviso pubblico del Programma REC della Commissione europea, ReFlex (Reconciliation and Flexibility: reconciling new work and care needs), è un progetto ideato e coordinato dal Dipartimento per le politiche della famiglia, in partenariato con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi ROMATRE e l'Istituto per la ricerca sociale – Irs; e un altro progetto denominato E.L.E.N.A, cofinanziato nell’ambito del Programma europeo REC (Rights, Equality and Citizenship) -JUST/2014/RGEN/AG/GEND/7803,  coordinato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, realizzato con il supporto scientifico del Centro di Ricerca sulle Dinamiche Sociali e Politiche Pubbliche “Carlo F.Dondena” dell’Università Bocconi e in partnership con il Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stata lanciata di recente la 20ª edizione della Settimana europea delle regioni e delle città dalla Commissaria per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira e il Presidente del Comitato delle regioni Vasco Alves Cordeiro. La politica di coesione dell’Unione europea ha un impatto significativo sulla crescita regionale. Grazie al suo sostegno, nel 2019 il divario del PIL dei paesi dell'Europa centrale e orientale diventati membri dopo il 2004 si è dimezzato (dal 59% al 77% della media UE). Entro il 2023 i finanziamenti della politica di coesione aumenteranno fino al 5% il PIL pro capite delle regioni meno sviluppate. La politica di coesione è la principale politica di investimento dell'UE e ne rappresenta circa un terzo del bilancio. Tale politica mira a ridurre le disparità economiche, sociali e territoriali all'interno dell'UE; in tempi recenti, inoltre, la politica di coesione ha anche aiutato le regioni dell'UE ad affrontare le conseguenze delle maggiori crisi che hanno colpito l'Unione. Dal 10 al 13 ottobre si svolge a Bruxelles la 20ª Settimana europea delle regioni e delle città. Oltre 15.000 partecipanti seguono dal vivo e online l'evento, che ospita più di 300 sessioni, con oltre mille oratori provenienti da tutta l'Unione Europea e da Stati terzi. Nel corso della Settimana europea delle regioni saranno affrontati i temi della transizione verde, della coesione territoriale, della transizione digitale e della responsabilizzazione dei giovani.

Domanda: ci sono delle disparità di normative relativamente allo smart working in Italia e in altri Stati europei? Bruno Cavallaro

Risposta: sì. Lo abbiamo chiesto ad un esperto, l’avvocato Federico Camozzi, che ci ha spiegato come  intanto occorra distinguere tra smart working e telelavoro. Lo smart working è regolato dalla legge n.  81 del 22 maggio 2017, che  prevede completa autonomia del lavoratore compresa la libertà di svolgere la propria attività /mansione in orari a sua scelta, ma anche di eseguirla in parte all’interno dei locali aziendali e in parte o totalmente all’esterno, senza stabilire una postazione fissa. Lo smart working, a differenza del telelavoro, prevede la determinazione e la condivisione di obiettivi e risultati, senza fare riferimento a orari e luoghi definiti. Da un  rapporto di Eurofound (link https://www.bollettinoadapt.it/telework-in-the-eu-regulatory-frameworks-and-recent-updates/) emerge che, dall’inizio della pandemia, è raddoppiato il numero degli Stati che hanno incluso il diritto al telelavoro nella legislazione nazionale. Inoltre durante la pandemia un numero significativo di contratti a livello settoriale ed aziendale ha avuto ad oggetto il telelavoro. L’avvocato Camozzi evidenzia :”Il telelavoro sta diventando una modalità consolidata di organizzazione del lavoro nell’Unione Europea.  Ci sono Stati che hanno una legislazione specifica sul telelavoro (Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna). integrata da contratti collettivi intersettoriali, settoriali e/o aziendali”. In Croazia, Lettonia e Polonia la legislazione passa attraverso accordi individuali tra datori di lavoro e dipendenti. Nei paesi nordici il telelavoro è regolato principalmente attraverso la contrattazione collettiva settoriale (Finlandia e Norvegia) o tramite contratti collettivi settoriali e aziendali (Danimarca e Svezia). A Cipro e in Irlanda sono stati individuati solo contratti collettivi aziendali. In Germania la legislazione statuale, che ha attuato l’accordo quadro dell’UE sul telelavoro, copre solo il telelavoro da casa e, in molti casi, questa è l’unica legislazione generale applicabile. In Italia spiega l’avvocato Federico Camozzi “sul sito del dipartimento della Funzione pubblica sono state state pubblicate otto “Faq” sul “lavoro agile” nella Pubblica amministrazione, con riferimento al “Patto Governo-sindacati” del 10 marzo fino alle linee guida scaturite dal confronto con i sindacati e dall’intesa raggiunta in Conferenza Unificata. Ogni amministrazione può programmare il lavoro agile con una rotazione del personale settimanale, mensile o plurimensile; per il settore privato c’è la contrattazione con i sindacati e ci sono gli accordi di settore”.

Domanda: ci sono problemi di salute mentale in aumento, ci sono progetti europei su questo? Marco Cirpino

Risposta: sì.  In occasione della Giornata mondiale della salute mentale, la rete Youth Wiki della Commissione europea ha pubblicato la relazione "The Impact of the COVID-19 pandemic on the mental health of young people — Policy responses in European countries". La relazione esamina l’impatto della pandemia di Covid-19 sulla salute mentale dei giovani e le misure strategiche messe in atto dagli Stati membri per attenuare le conseguenze dei lockdown, che hanno causato solitudine e isolamento a molti giovani europei. La relazione individua i fattori principali che hanno inciso sulla salute mentale dei giovani durante la pandemia e sviluppa una panoramica dettagliata delle politiche, delle iniziative e dei programmi istituiti per affrontarli. Offre inoltre esempi di buone pratiche per sostenere la salute mentale dei giovani e suggerisce orientamenti futuri per l'elaborazione delle politiche. Tra le misure adottate, alcuni paesi hanno investito nel rafforzamento dei servizi legati alla salute mentale, al fine di fornire sostegno psicologico sia a scuola sia a casa. Altri hanno scelto di promuovere l'inclusione digitale per evitare l'isolamento degli studenti. Rafforzare il benessere dei giovani è una delle priorità del premio dell'UE per la salute 2021, e la salute mentale è anche un settore tematico del nuovo Corpo europeo di solidarietà (2021-2027). Dal 2005 la Commissione europea dedica maggiore attenzione alla salute mentale e al benessere, in particolare attraverso l'iniziativa "Healthier Together", dedicata alle malattie non trasmissibili.