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Satira e politica, e quelle scuse che cambiano le regole del gioco. Il caso di Salvini e dell'ictus

La satira può essere tagliente, provocatoria, ma quando sfiora certe ipotesi estreme, diventa solo pessimo gusto, o inaccettabile

di Claudia Conte

Diego Bianchi lo capisce e in diretta subito dopo fa ciò che raramente si vede in televisione, e in Italia: la satira chiede scusa


La satira, per sua natura, è scomoda, graffiante, senza paura di disturbare il potere. Eppure, ogni tanto, arriva quel momento in cui l’eccesso supera la provocazione, e la battuta scivola nel cattivo gusto tra indignazione e polemiche. Ma soprattutto, chi la fa spesso non fa nessun passo indietro. Anzi, raddoppia, rincara.

Ma stavolta, è un programma tv a cambiare le regole del gioco. È successo venerdì scorso su La7 a Propaganda Live, dopo la battuta infelice, anzi, pessima, dedicata a Matteo Salvini, a cui l'ospite di turno Xhuliano Dule, in versione horror, ha augurato un ictus con conseguente dipartita al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un augurio difficile da digerire, anche per un politico esperto e di lungo corso come lui che, giustamente indignato, ha replicato duramente. Perché la satira può essere tagliente, provocatoria, ma quando sfiora certe ipotesi estreme, diventa solo pessimo gusto, o inaccettabile. E stavolta non sono solo i soliti benpensanti a sottolinearlo, ma anche chi difende la libertà d’espressione senza però confonderla con la caduta di stile.

Ma succede che, Diego Bianchi, lo capisce e in diretta subito dopo fa ciò che raramente si vede in televisione, e in Italia: la satira chiede scusa. Il conduttore non minimizza, prende atto dello scivolone, non si rifugia dietro la solita difesa della libertà d’espressione, ma riconosce l’errore nei confronti di Salvini. Non per dovere, ma con la consapevolezza che anche un programma di satira può e deve avere un limite. Riconoscere che certe battute non colpiscono il potere, ma solo il buon senso. E anche quello dei telespettatori. Ed è giusto così. Soprattutto quando esistono nel panorama televisivo altri programmi e conduttori di talk di informazione, quella cosiddetta pura, seria e attenta, che invece non si scusano mai quando ospitano giornalisti o personaggi molto quotati, pronti a usare un linguaggio ben armato e pieno di insulti contro chiunque faccia parte del Governo attuale, o di chi non sta dalla sua parte. 

In un panorama mediatico dove difficilmente non si ammettono scivoloni, venerdì sera Propaganda Live (che non può essere certo considerato un programma di destra) dimostra che fare un passo indietro non significa rinnegare la propria identità, ma avere il coraggio di riconoscere quando si è andati troppo oltre.

La satira resta fondamentale, ma anche chi la fa deve saper riconoscere quando ha oltrepassato il limite. E ogni tanto, il vero atto di forza è proprio fare un passo indietro. A prescindere dalle posizioni politiche. O dal genere televisivo.

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