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Amelia, il pugno a Bonera e le talpe nello spogliatoio del Milan
“Dopo una giornata a casa Milan io e El Shaarawy ci fermiamo a firmare autografi con i tifosi. Gli altri salgono sul pullman. Un dirigente mi chiede di convincere la squadra a scendere. Qualcuno mi risponde “non ho voglia”. Poi lo stesso dirigente ‘invita’ tutti a darsi una mossa. Tornati sul pullman sento delle battute che non mi piacciono, tra me e Bonera volano parole grosse, non ci vedo più e lo colpisco. I compagni mi bloccano, altrimenti ne avrei colpiti molti di più. C’erano 400 tifosi, ci vuole più rispetto. Con Daniele era finita lì, la cosa inaccettabile è stata trovare questa storia sui giornali. Se in uno spogliatoio ci sono le talpe non si va lontano”. Il racconto, a distanza di tempo, è di Marco Amelia. L'ex portiere del Milan, ora al Chelsea, si confessa a Libero.
E ripercorre l'avventura in rossonero: “Arrivo al Milan nel 2010, ci resto fino al 2014. Mi chiama Galliani. Le cose per me non vanno bene fin dall’inizio, per giocare devo sperare nell’infortunio di Abbiati. Per un periodo sono anche titolare ma poi Allegri mi esclude senza motivo. Nel gennaio 2014 decido di andare via ma Seedorf mi dice di restare. Non ci penso due volte, è un maestro. Io e Kakà leggiamo che alcuni compagni hanno chiesto la testa di Seedorf a Berlusconi, chiediamo nello spogliatoio e ci dicono che non è vero. Fosse vero, sarebbe una schifezza, io che con Allegri non avevo rapporti non mi sono mai sognato di ostacolarlo. È stato un errore grave sostituirlo, con lui il Milan aveva regole e disciplina”.