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Betsson Sport sponsor dell'Inter: il gioco d'azzardo sulle maglie? E' polemica
Giocatori inter

Il gioco d’azzardo sulle maglie dell’Inter: non c'è il divieto di pubblicità? La polemica 

 

C'è sgomento e preoccupazione tra gli addetti ai lavori dopo che l'Inter ha annunciato di iniziare la prossima stagione sportiva con un nuovo partner commerciale che inserisce il nome di una nota azienda di gioco d’azzardo sulle proprie maglie: Betsson Sport. Lo sottolinea in una nota la Campagna Mettiamoci in gioco, riportata da Redattore Sociale, ricordando che Betsson Sport è ufficialmente un sito di infotainment, ma fa parte della nota galassia Betsson Group, una società di gioco d’azzardo che opera da decenni in oltre 20 paesi distribuiti in tre continenti. 

L'associazione richiama alla mente il decreto Dignità che, nel 2018 ha introdotto il divieto di sponsorizzazione del gioco d'azzardo. "Adesso - spiega la nota - è caduto l'ultimo tabù: il nome di un'azienda di gioco d'azzardo campeggerà sulle maglie di quella che è oggi la prima squadra d'Italia. Ed è facile ipotizzare che non sarà l'unica, dato il via libera informale comunicato dall'Agcom alcune settimane fa. Si tratta di un gravissimo passo indietro nel contrasto alla diffusione del disturbo da gioco d'azzardo, che colpisce migliaia di famiglie nel nostro Paese attraverso il sovraindebitamento, l'usura e lo sgretolarsi di rapporti familiari e sociali".

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Il Decreto Dignità, ufficialmente convertito nella legge 96/2018, ha imposto una severa restrizione sulle forme di pubblicità, diretta o indiretta, relativa al gioco d’azzardo. In preparazione a questa misura, nel 2019, l'Autorità Garante delle Comunicazioni (AGCOM) definiì delle linee guida per circoscrivere le modalità consentite di promozione dei giochi, includendo alcune controversie deroghe che hanno finito per alimentare il dibattito sull'efficacia e sull'applicazione del divieto stesso.

Ad alimentare ulteriormente il dibattito sono le cosiddette “deroghe” previste dalle linee guida dell'AGCOM, che hanno creato una sorta di zona grigia in cui l'informazione sulle quote di giochi e scommesse può essere interpretata non come pubblicità, ma come mero contenuto informativo. Tale distinzione ha fornito a numerose piattaforme online il pretesto per proporsi come siti di infotainment pur promuovendo indirettamente il gioco d’azzardo.

Nonostante non vi siano evidenze concrete che le misure restrittive abbiano favorito il mercato illegale del gioco d’azzardo, come affermato da alcuni critici, le preoccupazioni legate all'incidenza del disturbo da gioco d’azzardo rimangono pressanti. Con oltre un milione di persone in Italia interessate da questa problematica, il legame tra la visibilità del gioco d'azzardo e la sua normalizzazione sociale è motivo di intensi dibattiti. In questo scenario, l'accordo tra l'Inter e Betsson Sport solleva questioni etiche e legali rilevanti, soprattutto alla luce dei dati non ufficiali che segnalano consumi di gioco d'azzardo per circa 150 miliardi di euro nel solo 2023.

Mentre l'Italia sembra mostrare una certa ambiguità nelle politiche di contrasto al gioco d’azzardo patologico, altre realtà come la Premier League inglese hanno intrapreso decisioni nette, bandendo le sponsorizzazioni delle compagnie di scommesse come sponsor principali sulle maglie di gioco. Questo contrasto sottolinea un fork nelle politiche di prevenzione del gioco d'azzardo a livello internazionale e solleva interrogativi sulle scelte future dell'Italia in materia di tutela della salute pubblica e prevenzione del gioco d’azzardo patologico.

L'annuncio dell'accordo tra l'Inter e Betsson Sport ripropone la discussione sulla pubblicità legata al gioco d'azzardo in Italia, rivelando le complessità e le sfide che il paese affronta nel bilanciare gli interessi economici con la tutela della salute e del benessere dei suoi cittadini. Accogliendo tale sponsorizzazione, l'Inter non solo apre un nuovo capitolo nella propria strategia commerciale ma invita anche a una riflessione più ampia sulla direzione che l'Italia intende prendere nella lotta contro il gioco d’azzardo patologico.

 





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