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Chelsea: 3 e Nike chiudono i contratti, 80 giorni per evitare il tracollo

A rischio contratti di sponsorizzazione da circa un miliardo, il governo inglese pensa a una "way out" per Abramovich, ma senza che possa guadagnarci

Gli sponsor se ne vanno, deadline tra 80 giorni

Il 12 febbraio il Chelsea è diventato campione del mondo. Il 31 maggio potrebbe fallire, trovandosi così costretto a ricominciare dalle serie minori del calcio inglesi. È la paradossale situazione nella quale si trova la squadra detentrice di Champions League, Supercoppa europea e Mondiale per Club, dopo le sanzioni inflitte al suo proprietario, l’oligarca russo Roman Abramovich.

Le misure adottate dal governo inglese hanno di fatto paralizzato il club londinese, che non può operare sul mercato e non può nemmeno vendere i biglietti per Stamford Bridge. I suoi ricavi sono quindi destinati a crollare, anche per via delle decisioni degli sponsor. A poche ore dalla partita sul campo del Norwich (comunque vinta 3-1) il main sponsor 3, noto operatore telefonico, ha comunicato l’interruzione “temporanea” del rapporto con il Chelsea, imponendo alla società di rimuovere il brand dalle maglie della squadra e dal suo stadio. I “Blues” perdono così un contratto da 40 milioni di sterline all’anno (circa 47 milioni di euro), ma la situazione potrebbe peggiorare di molto: anche lo sponsor tecnico Nike sta valutando di separare la propria strada da quella del Chelsea, che da questo contratto incassa 900 milioni di sterline all’anno (circa un miliardo di euro).

Chi vuole acquistare il Chelsea

La squadra di Jorginho e Lukaku intravede quindi non “solo” la fine dell’era-Abramovich, che dal 2003 a oggi ha portato il Chelsea a vincere tutto, ma anche lo spettro del fallimento, perché l’interessamento di investitori come Josh Harris e Nick Candy potrebbe svanire di fronte ai paletti messi dalle autorità britanniche per punire il tycoon russo. Tuttavia, c’è uno spiraglio: una “licenza” speciale concessa proprio per consentire al Chelsea di cambiare proprietario e quindi di salvarsi, a patto che Abramovich non si metta in tasca nemmeno un penny dall’operazione. Una via di uscita – l’unica – che potrebbe salvaguardare quantomeno i numerosi interessi connessi al club campione del mondo, che in questo momento non può nemmeno rinegoziare i contratti dei suoi giocatori che vanno in scadenza a giugno. 

 

 

 

 

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