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Milan, il caso Donnarumma e il grande esempio di Francesco Totti...
Donnarumma avrebbe detto no anche all'attempato, ma abile Berlusconi?
Come ha osservato, sul "Corriere della Sera", la brava Arianna Ravelli, nel divorzio traumatico di Donnarumma dal Milan, hanno perso tutti. E, soprattutto, dalla vicenda è scaturita un messaggio tutt'altro che positivo, per i tanti coetanei, o più giovani, di "Gigio": nel calcio, il business e gli affari, in primis quelli dei procuratori, prevalgono sulla passione e sulla riconoscenza per i colori e il fascino di un club, pur prestigioso, come il Milan, che ha permesso al portiere di crescere, ben allenato, e di migliorare le sue qualità.
Anche alla luce della bandiera, ammainata a Milano, va sottolineata la coerenza e la scelta di vita, e non di villa, fatta da Totti, sempre fedele alla squadra della sua città, la Roma, che avrebbe, forse, dovuto gestire meglio l'addio al calcio del "Pupone".
Su Donnarumma ai tifosi rossoneri resta un dubbio: Silvio Berlusconi, ancora al vertice della società, sarebbe riuscito a convincere il venale giovanottone, come riuscì a "sedurre", in passato, tanti campioni più affermati? Oppure alle capacità dialettiche e al carisma del CAV. Gigio e i suoi familiari avrebbero anteposto gli argomenti molto più materiali di Mino Raiola, che signore - avrebbe detto Totò - non lo nacque...